Giachetti al Pd: “Basta ambiguità sul Porcellum”
La chiarezza, per Giachetti, passa attraverso due domande fondamentali cui i dirigenti del partito devono assolutamente rispondere: “Il Pd è per la modifica del Porcellum o per la sua cancellazione? Il Pd è per un sistema di tipo maggioritario o proporzionale?”
Non accetta il vicepresidente della Camera di sentirsi ricordare che l’Assemblea nazionale Pd si è già espressa per un sistema maggioritario con doppio turno tipo francese (una scelta che lo stesso Giachetti dice di condividere). “Non facciamo il gioco delle tre carte. Qui non stiamo parlando della legge elettorale a regime, parliamo della legge di “salvaguardia”, della legge “ponte”, della legge immediata, da fare subito (entro ottobre come dice Letta)”.
Per Giachetti, che dalla sua precedente militanza radicale (oltre a una conoscenza invidiabile dei regolamenti parlamentari) ha mutuato la tenacia nelle battaglie da perseguire, il segretario del Pd Epifani dovrebbe convocare all’inizio del mese prossimo (cioè tra una quindicina di giorni) una direzione perché quelle due domande abbiano finalmente una risposta. Un punto, per il deputato Pd, deve però essere fermo: “La decisione non può essere frutto di scelte ambigue, confuse e, non di rado, autolesioniste”.
Quelle scelte, qualora a qualcuno fosse sfuggito, hanno un nome e un cognome, quello di Anna Finocchiaro. “Faccio esplicito riferimento a quella affatto casuale del Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato che dopo aver definito ‘intempestiva e prepotente’ la presentazione della mozione sul ritorno al Mattarellum, con grande ‘tempestività’ e senza alcuna ‘prepotenza’ istituzionale ha praticamente scippato alla Camera l’avvio della discussione della riforma elettorale con una furbata di sapore vecchio consociativo facendone un finto incardinamento al Senato prima della pausa estiva”.
La scelta della Finocchiaro, per Giachetti, non sarà affatto indifferente (visto che alla Camera il Pd ha i numeri per far passare una legge, a Palazzo Madama la situazione è più precaria): “Partire dal Senato significa inevitabilmente condizionare la riforma “ponte” all’accordo col Pdl e quindi portare il Pd in modo surrettizio verso la modifica del Porcellum in luogo della sua cancellazione”.
Uno scenario che dev’essere evitato, secondo Giachetti, con “un dibattito aperto nella sede decisionale del partito dopo la quale possibilmente si decida e non si rinvii come accade ormai un po’ ovunque”. Questo auspicio genera altre domande, non meno insidiose delle prime: “Si può chiedere agli organi dirigenti del partito che si parli in modo chiaro ed in modo altrettanto chiaro si decida? O forse questa strada interromperebbe il tanto praticato sport di dire ‘superiamo il Porcellum’ (che tanto non costa nulla e rende tanto) e tacere sul come?”
Roberto Giachetti ha presentato il conto (non senza ragione) al momento giusto: ora tocca al suo partito, a cominciare dal segretario, dal Capo del Governo e (manco a dirlo) dalla Finocchiaro dire chiaramente cosa vogliono fare. Ma non a Giachetti: agli elettori.