Ma per Berlusconi il vero lodo è di Napolitano
Ma se lo status giuridico del Cavaliere domina la discussione quotidiana non meno significativo è lo status politico acquisito. La trama si svela: l’equilibrio della tensione creato attorno alla sua sorte personale ha fatto sì che il Pdl fosse accontentato pienamente per via politica quasi a compensazione dell’impossibilità di trovare un vero lodo per risarcirlo giudiziariamente. Si spiegano così le vittorie sull’abrogazione – più immaginifica che sostanziale – dell’Imu sulla prima casa e l’impegno immediatamente succeduto dal premier Letta a mantenere inalterata l’aliquota Iva. Completare l’agenda fiscale in 100 giorni non era mai capitato a Berlusconi in 9 anni di guida del governo.
In questa centralità, che potrebbe conservare in virtù delle sue disavventure con la legge – il nodo dell’interdizione resterà in agguato – il congresso dell’alleato/rivale Pd verrebbe disputato nelle peggiori condizioni del terreno di gioco. La maggiore insidia l’avrebbe indubbiamente il favorito, Matteo Renzi impegnato nel riposizionamento a sinistra della sua immagine, molto delicato perché rischia di allontanarlo dalla capacità di attrarre i voti maggioritari, degli elettori convenzionalmente descritti come moderati. Per riaccaparrarsi spazio il pericolo oscillerebbe fra la demolizione del governo Letta troppo lascivo verso le istanze del centrodestra e lo stillicidio antiberlusconiano per il potere di condizionamento che continua ad esercitare un leader castigato da una sentenza per un reato grave. Il distacco avrebbe buone chances di trasformasi in un divorzio. A tutto beneficio, manco a dirlo, del Cav.