Decadenza, Berlusconi cosa vuole davvero?
Si potrebbe fare qualche ipotesi, ovviamente da prendere con le molle. Questa tattica dilatoria, per dire, potrebbe essere adottata per prendere il tempo necessario per far andare a miglior fine eventuali trattative in corso sulla futura “agibilità politica”.
Questo potrebbe voler dire, ad esempio, che qualcuno sta cercando di far ottenere la grazia a Berlusconi, magari senza che lui la chieda, così da non ammettere alcuna colpa?
L’ipotesi è suggestiva, ma manca seriamente di credibilità. Napolitano, nella sua nota e anche in messaggi “informali” precedenti, ha già fatto capire che non intende avviare d’ufficio l’iter del procedimento (pur essendo possibile per il Codice di procedura penale). Certo, la grazia potrebbe essere chiesta dai figli (che avrebbero dato la disponibilità) e questo non prevederebbe alcuna ammissione di responsabilità, ma questo non rimuoverebbe altri ostacoli alla concessione del provvedimento di clemenza.
Innanzitutto, è del tutto illogico che la domanda, anche qualora sia presentata, concluda il suo esame in tempi brevissimi, magari prima che la Giunta sia chiamata a votare sulla decadenza. Si dovrebbe attendere che sia definitiva la condanna alla pena accessoria: è irragionevole pensare a una grazia “in due tempi”, prima sulla pena principale e poi sull’interdizione che comunque arriverà (né la clemenza può essere concessa “in via preventiva”, per una sentenza che ancora non c’è). Senza contare che, nella sua nota, Napolitano non pare avere lasciato spazi per una grazia che copra anche le pene accessorie.
C’è poi il problema, sollevato da vari costituzionalisti, dell’assoluta inopportunità di concedere la grazia a chi sia tuttora imputato per fatti successivi a quello per cui si chiede clemenza. Infatti, come è noto, sono ancora in corso quattro procedimenti penali a carico di Silvio Berlusconi: in due di questi – i processi “Ruby” e Unipol – egli è stato già condannato in primo grado rispettivamente a sette anni (per concussione aggravata, con tanto di interdizione perpetua dai pubblici uffici) e un anno di carcere (per aver divulgato le intercettazioni telefoniche tra Giovanni Consorte e Piero Fassino quando erano protette dal segreto d’ufficio).
Se per quest’ultimo processo è intervenuta la prescrizione (sarà il giudice d’appello a doverlo rilevare), i reati legati al caso “Ruby” si prescriveranno solo nel 2020 (e nel 2014 inizierà il processo d’appello). Tra i due procedimenti ancora in fase preliminare, c’è pure quello per la “compravendita” dei senatori che vede indagati anche Sergio De Gregorio e Valter Lavitola. Non si dimentichi poi che almeno in un altro caso (il processo All Iberian 1) si era avuta una condanna in primo grado, poi “neutralizzata” dalla prescrizione.
Come si vede, le condizioni per concedere la grazia a Silvio Berlusconi proprio non ci sono, per cui questa ipotesi è da scartare. Cosa resta allora da considerare?
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