Risultati elezioni Trentino Alto Adige, centrosinistra in testa Crisi di Fi e Lega, cala anche il M5S

Pubblicato il 28 Ottobre 2013 alle 12:24 Autore: Gabriele Maestri
elezioni anticipate voto anticipato

Il segnale è limitato, ma Silvio Berlusconi non può guardare con favore a quanto sta accadendo nelle province autonome di Trento e Bolzano: è stato completato lo spoglio delle schede e il voto di ieri riserva più di una sorpresa, a partire dall’arretramento sensibile del Pdl che per la prima volta si presenta con il simbolo di Forza Italia. Il centrosinistra dunque è in testa in entrambe le province (anche se a Bolzano il Pd non è il primo partito), mentre arretra in modo consistente il M5S.

A Bolzano leader incontrastato resta la Svp (Sudtiroler Volkspartei), che peraltro scende dal 48,1% del 2008 al 45,7%, conquistando 17 seggi, uno in meno rispetto a quelli che aveva prima, per cui perde la maggioranza assoluta: il nuovo presidente della provincia sarà comunque il leader Arno Kompatscher. Segue la Svp un altro movimento locale, Die Freiheitlichen (orientato a destra), che sale significativamente al 17,9% (e 6 seggi)  rispetto al 14,3% di cinque anni fa.

Quello che interessa di più a livello nazionale, però, è ciò che segue: i Verdi (con Sel) fanno un balzo di oltre due punti e mezzo e, attestandosi all’8,7%, conquistano 3 seggi, lo stesso numero della Süd-Tiroler Freiheit (altra formazione di destra, che raccoglie il 7,2%) e uno in più del Pd che ottiene solo il 6,7%, o,7 punti in più del del 2008.

Sudtiroler volkspartei (2)

Colpisce il crollo verticale dell’elettorato Pdl: il partito cinque anni fa aveva ottenuto l’8,3%, oggi Forza Alto Adige si ferma al 2,5%; il dato è ancora più eclatante se si considera che nella stessa lista dovevano confluire anche i voti della Lega Nord, che nel 2008 correva da sola e aveva raccolto il 2,1%. Scende ancora la sinistra radicale (quasi dimezzata rispetto all’1,1% di cinque anni fa). Non c’è l’Udc stavolta, mentre Scelta civica è all’1,6% e non entra in consiglio. Ottiene invece un rappresentante il MoVimento 5 Stelle, che però si ferma al 2,5%, quando alle elezioni politiche aveva raccolto più dell’8%.

A Trento, invece, il centrosinistra è saldamente in vantaggio, con il candidato Ugo Angelo Giovanni Rossi che raccoglie il 58,12% dei voti. Il Pd, con il 22,07% è stabile (guadagna quasi mezzo punto), mentre fa un balzo di 9 punti il Partito autonomista trentino tirolese (che esprime il candidato presidente), passato al 17,55%. Parte del vantaggio ha probabilmente penalizzato l’Unione per il Trentino, il partito di riferimento di Lorenzo Dellai (deputato di Scelta civica) che arriva al 13,33%, ma di punti ne perde quattro e mezzo; circa un punto in meno a testa per Verdi e Italia dei valori. Sel invece non è parte della coalizione e si ferma all’1,81%.

Ugo Rossi, il nuovo presidente

Il secondo candidato, in ordine di voti, è Diego Mosna, rappresentante di liste civiche locali, che ottiene il 19,28%. Il centrodestra si presentava spezzettato, ma i dati usciti dalle urne parlano di crisi profonda. La Lega perde quasi 8 punti, precipitando dal 14% al 6,22% (e il candidato Maurizio Fugatti raccoglie qualcosa di più grazie ai Cattolici europei uniti); se il Pdl nel 2008 aveva raccolto il 12,27%, Forza Trentino si ferma al 4,27%, mentre Fratelli d’Italia porta a casa con Cristano de Eccher l’1,54% e il Mir non arriva al mezzo punto. Risultato amaro per il MoVimento 5 Stelle che ottiene il 5,72%, praticamente un quarto del 20,8% raccolto alle elezioni politiche.

Da ultimo, il dato dell’affluenza, che conferma il calo. A Trento il taglio è molto sensibile (-8,5% rispetto al 2008), mentre a Bolzano in cinque anni si è perso quasi il 2,5% (dall’80,1% al 77,7%). Viene da dire quindi che trentini e altoatesini di lingua italiana scontenti non hanno partecipati al voto, visto che soggetti di protesta come il M5S sono rimasti al palo a Trento e a Bolzano (anche se Grillo è andato personalmente nelle piazze prima delle elezioni).

LE REAZIONI

Ho ricevuto più preferenze di quante ne avessi sognate. Sarei stato contento con 50mila voti invece ne ho presi piu’ di 80mila – ha detto il neopresidente della provincia di Bolzano Arno Kompatscher -. Un secondo assessore italiano? Resta aperta la possibilita’ ma vedremo cosa dice lo Statuto e poi parleremo con i nostri partner.

Ugo Rossi, nuovo presidente della provincia di Trento, parla dei rapporti con il governo centrale: “I rapporti con Roma saranno orientati su due binari: le autonomie speciali non sono privilegi ma diritti da garantire, in più vogliamo partecipare ai destini nazionali e al risanamento del debito pubblico”.  Soddisfatto anche per il risultato del Pd: “E’ positivo perché conferma che il partito trentino ha la potenzialità di essere anche fortemente territoriale. E’ positivo che ci sia una forza territoriale che abbia un forte collegamento nazionale: mi auguro che la dinamica evolutiva del Pd sia improntata al riconoscimento delle specificità territoriali”.

Dellai

Sul suo successore interviene anche Lorenzo Dellai, che prima di essere deputato aveva presieduto la provincia di Trento per 14 anni: “Mi pare che l’elettorato abbia scelto la continuità e la stabilità politica, confermando in larga misura il percorso politico e amministrativo di questi anni. Penso che Ugo Rossi abbia tutte le caratteristiche per essere un buon presidente, Credo già nei prossimi giorni si metterà al lavoro per il bene dell’autonomia del Trentino”.

“A vedere i risultati delle elezioni in Trentino, non mi sembra che il Pdl goda di buona salute, e dopo quanto accaduto in questi ultimi mesi mi sarei meravigliato del contrario – dice Bruno Tabacci di Centro democratico – c’è una risposta negativa degli elettori e c’è l’imbarazzo di una coalizione che fatica anche a trovare le sue ragioni minimali, e anche l’idea di una sorta di trasferimento ereditario non sta né in cielo né in terra”.

Non è d’accordo con chi parla di débacle del MoVimento 5 Stelle Beppe Grillo: “Le elezioni in Trentino? Per il Movimento è un risultato straordinario: finalmente abbiamo anche un nostro eletto in consiglio”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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