“Se si ascolta troppo l’Europa, nel 2015 vince il M5S”

Pubblicato il 17 Dicembre 2013 alle 18:59 Autore: Gabriele Maestri
nel 2015 vince il M5s

A dare troppo ascolto all’Europa, nel 2015 (ammesso che si voti) vincerà Grillo e Forza Italia e Lega recupereranno terreno. Non lo dice il sondaggista di turno, ma Merril Lynch, che di mestiere fa la banca d’affari. E’ il messaggio che si coglie leggendo un report espressamente dedicato alla situazione italiana e agli effetti che potrebbe avere l’arrivo di Matteo Renzi alla segreteria del Pd.

Gli analisti Raffaella Tenconi e Laurence Boone dipingono un Paese da tempo in preda all’immobilismo politico, da cui solo ciò che è o sembra relativamente nuovo può salvarsi. A partire, appunto, dal Movimento 5 Stelle, ma ne beneficerebbero anche i partiti che giocano contro l’austerity e sembrano credibili in quella battaglia imposta da Bruxelles.

nel 2015 vince il M5s

L’eccessiva virtuosità nei termini di un continuo forte impegno a mantenere il deficit sotto il 3% del Pil, senza tenere in considerazione quale sia la performance del Pil – si legge nel rapporto – combinata con l’asticella sempre più alta posta dalla Bce per misure addizionali di stimolo all’economia, favorirà i partiti che più apertamente si oppongono allo status quo, cioè il Movimento 5 Stelle e, in misura minore, Forza Italia e la Lega Nord“.

Da un eventuale governo a guida M5S (che si avrebbe se il partito ottenesse più del 30% dei voti, secondo gli analisti) deriverebbe “un cambiamento significativo nel modo in cui la comunicazione e le politiche economiche vengono implementate in Italia”. In sostanza, se dall’estero sono abituati a cambiamenti economici lenti e ai “compiti a casa” fatti con cura dall’Italia, un governo stellato sarebbe invece “fortemente a favore di cambiamenti politici rapidi e coraggiosi”.

Anche per questo, Merril Lynch vede con favore la presenza di Grillo: “produce idee nuove per affrontare tutti i tipi di problemi economici e sociali: insomma, tengono vivo il dibattito sociale. Il loro alto tasso di consenso costringe i partiti ‘incumbent’, già predominanti, e a focalizzarsi di più sul cambiamento”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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