Brunetta: “Se si fa la legge elettorale, si vota” Fitto: “Silvio, ti saremo leali, ma tu ascoltaci”

Pubblicato il 26 Gennaio 2014 alle 16:55 Autore: Gabriele Maestri
Brunetta Fitto se si fa la legge elettorale, si vota

Brunetta: “Se si fa la legge elettorale, si vota”. Fitto: “Silvio, ti saremo leali, ma tu ascoltaci”

Lo davano per morto, ma proprio in quel momento Silvio Berlusconi è risorto. “Qualcun altro ha avuto questa stessa sorte, il parallelo non è poi così male”. Parole quasi divinizzanti, pronunciate direttamente dal capogruppo forzista alla Camera Renato Brunetta, durante il programma In mezz’ora di Lucia Annunziata. La risurrezione sarebbe merito di Matteo Renzi e del suo “riconoscimento”, ma soprattutto dello stesso Berlusconi,  votato da oltre 10 milioni di italiani: “Lui dà il meglio di sé quando è in difficoltà, quando stravince rischia di fare errori. Lo ha dimostrato anche negli ultimi 15-20 giorni, è al centro del dibattito e dell’arena politica. E da 15-20 giorni il presidente Napolitano tace”.

E poco importa se, dopo la risurrezione, Berlusconi è apparso nature, in un look che – lo prova una foto pubblicata dal Sunday Times – sembra mostrare tutti in una volta i segni degli anni accumulati: “Lui è molto attento a queste cose – assicura Brunetta – lo ha voluto lui”. Anche con la pelle del tutto agée, il Cavaliere mostrerebbe di essere un vero leader, e non “un professore bravino prestato alla politica” come Mario Monti, sempre secondo il ritratto del capogruppo di Fi a Montecitorio. Al punto che la guida del centrodestra resterebbe nelle mani di Berlusconi anche in caso di inagibilità politica: “I veri leader usano al contrario i vincoli, trasformano una debolezza in una forza. Se sarà sottoposto a vincoli li userà come un’arma politica”.

Brunetta

Anche nel Pd, in ogni caso, ci sarebbe ora “chi si comporta da leader democratico”, vale a dire Renzi, proprio in virtù dell’avere ricevuto Berlusconi al Nazareno. “In comune – nota Brunetta – Berlusconi e Renzi hanno grande senso politico, senso della politica, ma hanno formazione cultura e sensibilità completamente diverse”. In ossequio alla sua militanza socialista, poi, Brunetta garantisce che Craxi, proprio come Renzi, avrebbe “riconosciuto chi ha i voti e la leadership“.

Inutile dire, però, che il punto più delicato in questo momento è rappresentato dalla legge elettorale. Con una certezza: per Brunetta il voto è comunque dietro l’angolo. Per scrivere le nuove regole occorre “un accordo ampio”, altrimenti “si cade già domani sera”. Ma “se si fa la legge elettorale si va a votare”, perché “quando si carica una pistola, poi si spara”. Tanto più che il testo attuale sarebbe già un compromesso non modificabile, visto che il primo accordo Berlusconi-Renzi (due giorni prima del patto ufficiale) avrebbe previsto un sistema spagnolo puro. “Poi entrambi hanno pensato che era eccessivo rispetto al quadro politico di oggi, ed è venuto fuori questo compromesso”.

raffaele fitto risponde ad alfano sul dopo berlusconi

Se Brunetta si dimostra indubbiamente un campione di berlusconismo, non è da meno Raffaele Fitto, che a Bitritto, nel barese, ha riunito nel palasport (gremito) i sostenitori di Forza Italia nel giorno esatto del ventesimo anniversario della “discesa in campo” del Cavaliere. Che è solo un convitato di pietra alla convention di oggi, visto che viene invocato ma non c’è: “Avremmo avuto molto piacere che oggi Silvio fosse qui – ammette Fitto – perché avrebbe avuto una ulteriore spinta dalla Puglia a continuare”. A decidere la sua assenza (di persona, ma anche in voce e in video) sarebbe stato proprio lui; Fitto non sembra averla presa bene, anche se lui non lo dice apertamente.

Nel suo discorso, Fitto ha assicurato la sua vicinanza a Berlusconi, anche se da parte sua dovrebbe esserci un minimo di contropartita: l’ascolto. “La lealtà, caro presidente, impone di esserti sempre vicini, di dirti quello che pensiamo – ha proclamato il leader pugliese – ma tu ascolta il nostro impegno per costruire il futuro del partito”. In questo si inserisce un affondo sulla riorganizzazione interna di Forza Italia: “Nessuno di noi si è mai sognato di chiudere la porta al rinnovamento del partito, ma oggi abbiamo bisogno di una splendida classe dirigente, quella che é impegnata nei consigli comunali o come sindaci”.

giovanni toti

Di quella classe dirigente non fa parte in alcun modo Giovanni Toti, direttore del Tg4 e di Studio Aperto fresco di dimissioni, in predicato di diventare coordinatore unico di Forza Italia ma “dirottato” sul ruolo di consigliere politico di Berlusconi dopo l’esplosione di malumori all’interno del partito. L’impressione che il Cavaliere però non si sia fidato di chi era già parte della squadra è rimasta: “Io ho detto a Berlusconi che nominare esclusivamente gente dall’esterno, mortificherebbe e umilierebbe una classe dirigente che ha una forza e competenza cresciute molto in questi anni: mi auguro che su questo ci possa essere un lavoro importate anche da parte del presente Berlusconi nei prossimi giorni”.

Anche se la sorte fosse meno buona, però, Fitto ha comunque assicurato fedeltà (al punto da essere acclamato da qualche militante per la segreteria del partito), a differenza di altri che se ne sono andati: “Questo è l’appello di chi ti è riconoscente per questi 20 anni ma anche di chi è consapevole che lealtà vuol dire non tradire e sostenere le proprie ragioni all’interno di un partito. Se qualcuno ha deciso nei mesi scorsi, non condividendo, di andare via ha sbagliato; noi rimaniamo per costruire un grande partito“.

 

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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