Sondaggi politici TP, referendum: istituto da cambiare per 2 persone su 3

Sondaggi politici TP, referendum: istituto da cambiare per 2 persone su 3
Bentornati con il nostro consueto sondaggio settimanale. In questa occasione non potevamo non focalizzarci sul referendum dell’8 e 9 giugno, in cui si è votato per 5 quesiti: 4 relativi al lavoro e uno per modifiche sui requisiti per accedere alla cittadinanza italiana. Oltre il risultato, già noto, vediamo cosa ne pensano gli italiani dell’esito, chi è il vero vincitore della due giorni referendaria e se l’istituto referendario vada bene così com’è o se, in alternativa, vada modificato.
Oltre alle immancabili intenzioni di voto e fiducia nella presidente Meloni, un piccolo focus sulla crisi – sempre più lunga – vissuta dal movimento calcistico italiano. Cominciamo
Sondaggi referendum 8 e 9 giugno: le ragioni del mancato quorum e chi sono vincitori e vinti
Partiamo, allora, proprio dal referendum. La partecipazione si è fermata attorno al 30%. L’invito all’astensione dalla destra (e di andare al mare) non ha comunque garantito percentuali bulgare per il sì. Anzi, nel caso della riduzione dei tempi di residenza per richiedere la cittadinanza, il risultato è stato abbastanza debole (circa 65% di si contro il 35% di no).
Abbiamo chiesto, in primis, perché il referendum non ha raggiunto il quorum. Per il 31,1% “Gli italiani non condividono le posizioni e le ideologie legate ai quesiti, per questo non hanno votato”, mentre per il 21,1% “Gli italiani sono ormai cinici e indifferenti a quello che succede fuori dalle loro case, il mancato quorum è un segno del declino della nostra società”.
Apprezzate anche varie risposte intermedie: secondo il 14% la ragione è che “sono temi complessi che non possono essere riassunti in un sì o un no e molti hanno preferito non esprimersi”. Per un altro 15,8% “Sempre più persone si allontanano disgustati dalla politica, pensando che votare sia inutile e che la volontà popolare non verrebbe seguita”. Infine, il 17,3% ritiene che “L’affluenza è ormai molto bassa anche alle elezioni, il mancato quorum non significa necessariamente che gli italiani siano contrari ai quesiti”.
Parte, così, l’analisi della vittoria, della sconfitta o della non-sconfitta. E qua, per gli italiani, c’è un vincitore: “Nessuno – afferma il 41,3% – ha vinto l’antipolitica e il menefreghismo”. Segue col 29,3% la risposta per cui il vincitore è “Il popolo italiano, che di fatto ha bocciato proposte sbagliate e controproducenti”
Un buon numero (19,6%) sostiene che ad aver vinto “è Il Governo, che ha fatto appello al non voto ed effettivamente è stato ascoltato dalla maggioranza degli elettori”. L’opzione minoritaria (8,1%) è che a vincere è “L’opposizione di sinistra, che ha mobilitato un numero di italiani pari a quello che ha votato il centrodestra”.

Sondaggi politici TP, istituto referendario: cambiare o no?
E ciclicamente torna, così, la domanda: i referendum vanno bene così come sono o è un istituto che va riformato? Per due persone su tre va cambiato: circa un terzo (33,5%) chiede di aumentare il numero di firme (passando da 500.000 a 1.000.000). Un altro terzo (33,8%) poterebbe per abrogare o abbassare il quorum. Per il 22,6% l’istituto referendario va bene così com’è, mentre che per una minoranza (6%) andrebbero proprio aboliti.
La crisi del calcio in Italia: di chi è la responsabilità
E prima di passare a intenzioni di voto e fiducia nel premier, vediamo le ragioni della crisi del calcio in Italia, secondo gli italiani. Le ragioni principali additate sono due: quella di una responsabilità diretta dei vertici (22,5%) e le problematiche che sorgono fin dalle scuole calcio dove gioca chi paga (25,2%). A molti, il discorso interessa poco o niente (20,9%). Minori, infine, le colpe di giocatori (7,5%) e allenatore (2,8%). Per un 5,3% si tratta solo di “un momento di difficoltà, come altri che sono già capitati, ma ci riprenderemo”.
Sondaggi politici elettorali TP: FdI torna sotto al 30%, mentre gradimento della premier rimbalza al di sopra del 40%
Chiudiamo con le intenzioni di voto e fiducia nella premier Meloni. Il partito guidato da Giorgia Meloni torna leggermente al di sotto del 30% e si ferma al 29,8%. Sempre distanziati PD (22,1%) e M5S (12%), mentre continua il testa a testa tra FI e Lega, separate da appena un decimale (8,7% a 8,6%). AVS è l’ultima fforza politica al di sopra della soglia di sbarramento: 6,3%.
Infine, nonostante la leggera flessione di FdI, si registra una risalita nel gradimento della premier, che torna a superare il 40% di gradimento assestandosi al 40,7%. Sul campione, c’è quasi una persona su due che non ripone la minima fiducia in Giorgia Meloni (48,4%).
Nota metodologica:
QUI, IL NOSTRO ULTIMO SONDAGGIO
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