Fassina avverte Renzi: “I problemi ci sono, se ha bisogno dei voti di FI apra dibattito”

Pubblicato il 16 Settembre 2014 alle 12:43 Autore: Emanuele Vena
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“Sicuramente è meglio essere un gufo che uno struzzo. La mia preoccupazione è di non far parte di quel numeroso coro di persone fanno finta di non vedere i problemi, poi i dati vengono fuori”. A parlare è il deputato del Pd Stefano Fassina, intervistato da ‘Radio Capital’.

LAVORO E FISCAL COMPACT – L’ex viceministro dell’Economia parla della drammatica situazione del lavoro: “L’Ocse dice che l’Italia fa peggio di tutti ma io ritengo preoccupante la situazione di tutta l’Eurozona. Il problema è insistere con l’austerità cieca e la svalutazione del lavoro”. E sul Fiscal Compact dichiara: “E’ già stato rottamato dalla deflazione. Era stato pensato con una inflazione al 2% e una crescita all’1, ora la situazione è completamente diversa e il Fiscal Compact è inattuabile. Non realizzarlo – non è una scelta politica, è un fatto. Si dovrebbe dunque evitare di presentare come una concessione da scambiare magari con ulteriori misure di precarizzazione del lavoro. Lo scambio non c’è”. Il tutto mentre il ministro Poletti, uscendo dalla riunione con i parlamentari PD a proposito della delega di riforma del lavoro, si trincera dietro un “no comment”.

stefano fassina

SPENDING REVIEW E ALLEANZE – Fassina, intervenendo alla trasmissione ‘Omnibus’, ribadisce l’impossibilità di tagliare 20 miliardi tramite il meccanismo della spending review. “Non si farà perchè è impossibile farlo in tempi così rapidi. Anche lo stesso Cottarelli ha proposto un orizzonte più largo. Per arrivare a quella cifra bisogna intervenire su capitoli di spesa sociale; sulla sanità e pesantemente sulle pensioni. Bisogna avere il coraggio di dire la verità”. Ciò che serve, per Fassina, è altro: “una legge di stabilità espansiva, con l’estensione del bonus degli 80 euro a partite Iva e pensionati, l’allentamento del patto di stabilità, misure di contrasto per povertà ed evasione”. Sul tema delle alleanze, Fassina è duro: “Ritengo che il PD debba avere un’agenda di politica economica alternativa alla destra. “Se la destra vota l’agenda economica del Pd vuol dire che c’è qualcosa che non va sia sulla riforma del lavoro che sulla legge di stabilità. Se si decide che bisogna cambiare la maggioranza facciamolo in modo esplicito, con un dibattito esplicito. Se Renzi ha bisogno dell’appoggio dichiarato di Forza Italia facciamo questa discussione”.

RENZI COME LA DESTRA – “Renzi come Monti e la destra utilizza il termine apartheid per scaricare su padri sfigati il dramma del lavoro di figli ancora più sfigati”. È il giudizio via twitter di Stefano Fassina sulla parte dell’intervento di Matteo Renzi alla Camera dedicata alla riforma del lavoro. Attacca Fassina: “Renzi dice no a diritto del lavoro di serie A e B. Propone tutte lavoratrici e lavoratori in serie C” Fassina estende la sua critica a Renzi da twitter a Facebook. “Il presidente Renzi -scrive sulla sua pagina Fb- sul lavoro parla il linguaggio della destra”.

“Il termine apartheid utilizzato oggi alla Camera per descrivere le differenze di diritti tra lavoratori è odioso perché scarica il dramma della disoccupazione e della precarietà dei più giovani su lavoratrici e lavoratori che da vent’anni hanno salari reali in diminuzione, oggi prendono poco più di 1000 euro al mese e perdono lavoro a centinaia di migliaia”, sottolinea l’ex-responsabile Economia del Pd. “Così, si alimenta la guerra tra poveri invece che concentrare l’attenzione, come dovrebbe fare una forza di sinistra, sull’esplosione della disuguaglianza di reddito e ricchezza sul 10% e, in particolare, sull’1% della popolazione. Così, si aggravano le condizioni di tutti i lavoratori, giovani e meno giovani e si aggrava la recessione. Così non va. Potevamo tenerci il presidente Monti per attuare la fallimentare agenda dei conservatori europei”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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