Aereo abbattuto in Ucraina: cosa succederà ora?

Pubblicato il 18 Luglio 2014 alle 08:50 Autore: Antonio Scafati

Tutti morti. 298 vittime. Cadaveri mescolati a lamiere sparsi in un raggio di quattro chilometri. Il Boeing 777 della Malaysia Airlines abbattuto ieri pomeriggio nei cieli dell’Ucraina ha scosso il mondo intero. Ma ha sollevato anche una domanda: che cosa succederà adesso? Perché una cosa è chiara: la tragedia di ieri rappresenta un punto di svolta nella guerra che si combatte in Ucraina.

Difficile stabilire di chi sia la responsabilità dell’abbattimento. L’aereo è precipitato a 40 chilometri a est di Donetsk, dove da giorni infuriano i combattimenti. I servizi segreti ucraini hanno detto di aver intercettato delle conversazioni telefoniche nelle quali i ribelli ammetterebbero di essere coinvolti. I filorussi sostengono di non disporre di armi in grado di colpire aerei a 10.000 metri e affermano che  l’aereo malese sarebbe stato abbattuto da un caccia ucraino, poi colpito dalla contraerea dei ribelli.

Anche lo scambio di accuse tra le diplomazie è scattato subito. Putin ha puntato il dito contro l’Ucraina: nulla sarebbe accaduto “se Kiev non avesse ripreso l’operazione militare”. Kiev ha risposto che si è trattato di “un atto terroristico”.

Renzi ha parlato di “terribile tragedia”. Stesse parole anche da Obama. L’Alto rappresentate Ue Catherine Ashton ha chiesto “un’indagine internazionale per fare piena luce su questa tragedia”. Oggi pomeriggio si riunirà il Consiglio di sicurezza dell’Onu.

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New York, palazzo dell’Onu: photo by JasonParis – CC BY 2.0

Ma se c’è incertezza su ciò che è accaduto nei cieli ieri pomeriggio, non ce ne è invece sul fatto che questa tragedia segna un punto di svolta nel conflitto che infuria lungo il confine tra Ucraina e Russia. E la Comunità internazionale si domanda se i fatti di ieri non getteranno benzina sul fuoco, ridando vigore alle ambizioni del Cremlino. Negli giorni scorsi, ha ricordato la BBC, si sono rincorse voci: la Russia stava fornendo ai ribelli armamenti sempre più pesanti e sofisticati. Le manovre dell’esercito ucraino hanno cercato proprio di tagliare quei rifornimenti.

Ma se la responsabilità per l’abbattimento di ieri dovesse in qualche modo ricadere sulla Russia, anche solo marginalmente, i rapporti tra Mosca e l’Occidente sarebbero ancora più a rischio.

Le cancellerie europee dovranno inoltre accettare l’idea di dover intraprendere una strada diplomatica più determinata se vogliono porre fine al conflitto – comprese sanzioni ancora più dure nei confronti della Russia. “Alcune persone pensavano che la guerra in Ucraina non avesse nulla a che fare con loro” ha detto un ufficiale americano, secondo quanto riportato dalla Reuters, “ora hanno scoperto di aver fatto un errore”.

Ma non può essere escluso a priori che la tragedia di ieri pomeriggio spinga invece la Russia a tirare il freno, lavorando per un cessate il fuoco e per una soluzione diplomatica al conflitto. Il Cremlino potrebbero convincersi che non c’è alcun vantaggio nel continuare sulla strada battuta fino a oggi, soprattutto dopo i fatti di ieri. Il New York Times lo ha scritto chiaramente in un editoriale: “C’è un uomo che può fermare tutto questo: è Vladimir Putin”.

La tragedia dell’aereo malese ci dice anche altro. Per mesi dal fronte sono arrivate poche immagini, pochi video spesso amatoriali, poche informazioni frammentarie e contraddittorie. Dopo i fatti di ieri, l’Europa non può più far finta che nell’est dell’Ucraina non ci sia una guerra.

Immagine in evidenza: photo by Auckland Photo News – CC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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