Governo Renzi: i “no” pesanti all’entrata nell’esecutivo

Pubblicato il 18 Febbraio 2014 alle 15:56 Autore: Daniele Errera
Farinetti spinge il carro di Renzi verso le elezioni

Uno dopo l’altro i più famosi nomi, che fonti vicino a Matteo Renzi volevano nella squadra di governo, stanno rifiutando la proposta dell’assegnazione di un Ministero. Tra i volti della società civile spiccava Alessandro Baricco, fra quelli delle imprese Luca Cordero di Montezemolo, Andrea Guerra, Oscar Farinetti e Renzo Rosso. Infine, fra i politici, Romano Prodi ed Enrico Letta. Tutti accomunati, adesso, dal comune rifiuto non tanto verso Renzi quanto nei confronti di questa difficile avventura sugli scranni dell’esecutivo.

Alessandro Baricco poteva dare una ventata di nuovo. Lo scrittore torinese, infatti, sarebbe stato l’uomo della società civile che avrebbe rappresentato la ventata di nuovo nelle fila del governo. Molto probabilmente gli sarebbe stato affidato il Ministero dei Beni Culturali. Ma già domenica scorsa è arrivato il ‘no’. Nel mondo delle attività produttive Renzi, invece, si è speso molto. Anche qui, però, ha ricevuto alcuni rifiuti difficili da digerire: il “cortese rifiuto” di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari ed ex Presidente di Confindustria, è risultato pesantissimo. Anche Alessandro Guerra (amministratore delegato di Luxottica), Vittorio Colao (a.d. di Vodafone), Oscar Farinetti (fondatore di Eataly) e Renzo Rosso (fondatore della Diesel) hanno declinato la poltrona all’interno del Governo Renzi. L’azionista dell’azienda vicentina ha dichiarato: “me l’hanno chiesto e non solo Renzi. Anche i precedenti mi hanno chiesto di partecipare alla vita politica, ma non fa parte della mia mentalità È un sistema dove devi lavorare con una marea di burocrati. Io sono abituato a fare”.

Ma i ‘no’ più forti arrivano dal mondo della politica: Romano Prodi, anzitutto. Pensato come Ministro dell’Economia e Finanze, il professore avrebbe rassicurato Bruxelles essendo stato capo della Commissione Europea per cinque lunghi ed importanti anni. Inoltre vi sarebbe stato il superamento dell’inquilino tecnico a viale XX settembre, come da più parti desiderato. Nonostante tutto il “no a caratteri cubitali” è stata la risposta dell’ex premier, secondo fonti del suo entourage. Un Ministero importante quello del Mef. Si era pensano anche al Presidente del Consiglio uscente, Enrico Letta, che però ha declinato con l’obiettivo di fare “solo il deputato Pd”.

Il rifiuto che ha fatto più clamore, però, è stato quello di Fabrizio Barca. Una telefonata burla dell’emittente radiofonica La Zanzara ha  aperto un vaso di Pandora inimmaginabile. La trasmissione di Radio 24, infatti, ha inscenato uno scherzo telefonico in cui un doppiatore imitava la voce del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Pensando fosse il vero leader di Sel, Barca si è lasciato ai commenti più veri, immediati ed a bruciapelo sulle diverse proposte che gli sono arrivate per entrare nel nuovo governo: “non amo gli assalti. eccetera. Sono sotto pressione, Nichi, una pressione che è crescente Ma io non ci penso proprio, tanto per essere chiaro, ma proprio proprio”. Sull’idea di avere una poltrona in un esecutivo che non apprezza sostiene come: “non possono pretendere che le persone facciano violenza ai propri metodi, ai propri pensieri, alla propria cultura. Quindi sono stato proprio chiarissimo evitiamo che nasca una cosa alla quale vengo forzato”.

Barca poi si scaglia contro il metodo per il quale stava ricevendo pressioni per l’entrata nella squadra di Renzi: “è iniziata la sarabanda del paron della Repubblica che continua. Lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un’operazione politica più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni. Un imprenditore che si fa sentire”. E qui il falso Vendola inizia ad indagare chiedendo di che imprenditore si trattasse: “del padrone della Repubblica (Carlo De Benedetti, ndr), con un forcing diretto di sms, attraverso un suo giornalista, con una cosa che hanno lanciato sul sito ‘chi vorresti come ministro dell’Economia’ dove ho metà dei consensi. Questi sono i metodi. Legittimi, per carità. Questo è il modo di forzare, di scegliere, di discutere. Non una volta chiedendomi: ma se lo fai cosa fai?. Se io dico che voglio fare una patrimoniale da 400 miliardi di euro, cosa che secondo me va fatta, tu cosa rispondi? Mi dici che va bene?”. Barca cerca di non farsi coinvolgere: “ho dovuto scrivere un messaggio attraverso la Annunziata mi è arrivato un messaggio: ma se ti chiama il presidente? Ho dovuto mandare un sms scritto così: vi prego di non farmi arrivare nessuna telefonata”. Parla di “avventurismo, confusione, disperazione, irresponsabilità, personalismo”. Si tira fuori. Poi si salutano (Barca e il falso Vendola). E’ certo, però, che se il buongiorno si vede dal mattino, il Governo Renzi, il Governo del “cambia verso”, non nasce in una radiosa giornata, in una “bella giornata” per citare le parole di Mario Monti il giorno del suo incarico, poco più di due anni fa.

 

Daniele Errera




L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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