Dario Fo senza freni: “Il toscano vuole distruggere la classe operaia”

Pubblicato il 23 Novembre 2014 alle 15:58 Autore: Alessandro Genovesi
dario fo

Durissimo attacco di Dario Fo ai danni del premier Matteo Renzi. Intervistato dal Fatto Quotidiano, il premio Nobel per la letteratura parla un po’ di tutto e soprattutto se la prende con il leader del Pd. “Abbiamo smesso di sorridere – dice – e per questo il potere ringrazia. Siamo in un dramma osceno, adesso come 50 anni fa. Ma con meno ironia e levità”.

Il riferimento è alla dura polemica che Fo, negli anni ’60, ebbe con il direttore della Rai Ettore Bernabei, il quale non apprezzava gli spettacoli dell’artista, che avevano come tema dominante le precarie condizioni di vita della classe operaia. “Bernabei era al servizio della politica, era stato messo su quella poltrona al preciso scopo di mascherare una realtà sociale che non era certa quella idilliaca, tutta lustrini e felicità proposta dalla Rai. Ci disse una cosa tremenda, Bernabei: ‘Gli operai stanno facendo manifestazioni molto dure, non devono avere in alcun modo l’impressione di essere sostenuti all’esterno. Devono sapere che sono soli’”.

sondaggi renzi sondaggio e sondaggi politici elettorali

Per il Nobel, da quell’epoca al renzismo il passo è breve: “Il regime, esattamente come ieri, tacita il dissenso. Guardi l’atteggiamento del toscano nei confronti nei confronti della classe operaia. Un’attitudine orrenda, spietata, priva di pudore. Vuole cancellare gli operai. Spazzarli via”. Ma il toscano è Matteo Renzi? “E chi altrimenti? Se riascolto le mie canzoni di 50 anni fa, mi accorgo che il quadro sociale è la fotocopia di allora. Gli uomini compromessi, bugiardi e fedeli al sistema, dominano. I poveracci annaspano”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
Tutti gli articoli di Alessandro Genovesi →