Articolo 2, si studia una via di mezzo

Pubblicato il 13 Settembre 2015 alle 11:59 Autore: Andrea Turco
minoranza pd bersani renzi

In casa Pd si continua a trattare sulle riforme. Il campo su cui si consuma la battaglia finale è il famigerato articolo 2. Ieri il vicepresidente del gruppo Pd al Senato Giorgio Tonini, intervistato dall’Huffington Post, ha fatto una mezza apertura alle modifiche richieste dalla minoranza. In cosa consiste questa apertura è presto detto. Tonini recepisce una proposta di Vannino Chiti che consiste nell’eleggere direttamente i senatori in una sorta di listino inserito nelle regionali. Una via di mezzo che coniuga l’esigenze del governo (i nuovi senatori saranno comunque consiglieri regionali e sindaci) e quelle della minoranza Pd (l’eleggibilità dei senatori anche se per vie traverse). La soluzione di Tonini è stata però bocciata nell’ordine da Guerini, Rosato e Boschi. La mediazione infatti, costringerebbe il governo ad intervenire di nuovo sulla Costituzione. Il che significa un nuovo iter tra Camera e Senato. Situazione che il premier Renzi vuole evitare.

Articolo 2, la soluzione di Delrio

Dalle colonne del Corriere della Sera, il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, prova a dare la sua personale soluzione all’intricato rebus che gravita intorno all’articolo 2. “Il tema dell’elezione potrebbe essere rimandato a un provvedimento successivo, a una legge ordinaria. Ampie schiere di costituzionalisti – sottolinea – sostengono questa tesi. Così sarebbe possibile armonizzare le nuove regole con l’Italicum che, come noto, è una legge ordinaria”.

Soluzione che troverebbe d’accordo sia Renzi che la minoranza Pd. E soprattutto farebbe, il condizionale è d’obbligo, cessare le voci di una possibile scissione del partito. Ieri ad evocarla è stato Massimo D’Alema, a margine della festa dell’Unità. “Non è un fatto positivo che premier e segretario del Pd siano la stessa persona. Il partito è abbandonato a se stesso, sta deperendo. Non è un bene nemmeno per il governo. Se Cuperlo e Speranza decidono di dare battaglia nel Pd oppure in un momento che nessuno si augura, possono pensare di costruire altrove una sinistra, io darò una mano”.

Articolo 2, tempi stretti

I tempi per la mediazione sono però stretti. Martedì finiranno le consultazioni tra minoranza Pd e governo. Giovedì la presidente della commissione Anna Finocchiaro dovrà decidere se sono ammissibili gli emendamenti all’articolo 2. Poi si andrà in Aula. I numeri, stando ad una rilevazione fatta dal Corriere della Sera (qui sotto), non sono dalla parte di Renzi, nonostante il ministro Boschi dica il contrario e il premier bolli il tutto come un “ritornello a reti unificate”. In realtà 171 senatori sono a favore del Senato elettivo contro i 149 favorevoli all’elezione indiretta. Una mediazione tra le parti sarà necessaria. Soprattutto alla luce di quanto detto oggi da Gaetano Quagliariello, coordinatore Ncd: “O il governo accetta di rimettere mano all’Italicum o ci saranno conseguenze per le riforme perchè nessuno riuscirà a convincere i senatori dissidenti di Ncd a non votare contro”.

Numeri in aula secondo Corriere della Sera

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
Tutti gli articoli di Andrea Turco →