Riforma dei partiti: ecco i motivi dello scontro PD-M5S in Commissione

Pubblicato il 18 Maggio 2016 alle 10:45 Autore: Giacomo Salvini
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Riforma dei partiti, lo scontro Pd-M5S in Commissione

Continua lo scontro tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Ieri il pomo della discordia è stato il progetto di legge sui partiti in discussione – prima lettura – in Commissione Affari Costituzionali alla Camera. Il testo base, frutto dell’unione di quattro disegni di legge diversi, è stato presentato il 3 maggio scorso dal relatore Matteo Richetti (renziano della prima ora) e il 26 maggio dovrebbe arrivare in aula. Ma con l’inizio delle votazioni sugli emendamenti in Commissione sono anche iniziate le prime scintille.

Nella mattinata di ieri infatti è stato bocciato l’emendamento (2.13) presentato dai parlamentari 5 stelle a prima firma Danilo Toninelli che chiedeva di “sopprimere” il secondo comma dell’articolo 2 riguardante il tanto discusso “metodo democratico” che i partiti politici dovrebbero osservare se venisse approvata la legge. Insieme al Movimento 5 Stelle – e quindi a favore dell’abolizione del comma 2 – hanno votato sia Forza Italia che il gruppo di Denis Verdini Ala, ormai entrato stabilmente in maggioranza da qualche settimana.

Riforma dei partiti, il nodo della “democrazia interna”

Il comma 2 dell’articolo “in materia di partecipazione politica” recita così:

La vita interna dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati e la loro iniziativa politica sono improntate al metodo democratico la cui osservanza, ai sensi dell’articolo 49 della Costituzione, è assicurata anche attraverso il rispetto delle disposizioni della presente legge

Il Movimento 5 Stelle si è opposto con tutte le sue forze a questo obbligo di democrazia interna ai partiti perché, dice il deputato pentastellato Toninelli, “il metodo democratico interno è già previsto dall’articolo 18 della Costituzione”. Tradotto dal politichese: i grillini vorrebbero che il tema della democrazia interna ai partiti non venisse “normato” lasciando autonomia alle diverse forze politiche. “Chi oggi ci accusa di non volere il metodo democratico interno ai partiti dovrebbe avere la decenza di dire che è la Costituzione a non prevederlo – ha scritto Toninelli sul proprio profilo facebook – per evitare che qualcuno imponga la sua visione di metodo democratico che, invece, di democratico non ha nulla”.

L'emendamento dei grillini sulla riforma dei partiti

Riforma dei partiti, lo scontro Toninelli-Fiano

Durante la seduta i deputati hanno assistito anche ad un duro scontro proprio tra il deputato grillino che da sempre si occupa di riforme istituzionali e Emanuele Fiano (Pd). “I 5 stelle hanno un problema con la parola democrazia – è stata la reazione del deputato Pd all’accusa del grillino di voler “uniformare le organizzazioni dei cittadini al partito dominante” – ognuno ha le sue allergie. Per noi democratici invece, stabilire regole comuni minime di trasparenza e certezza, nel funzionamento della vita dei partiti, è un requisito essenziale per la tenuta della democrazia italiana”.

Riforma dei partiti, cosa prevede la legge

Il progetto di legge che riguarda le “disposizioni in materia di disciplina dei partiti politici” e le “norme per favorire la trasparenza e la partecipazione democratica” non regola solo la democrazia interna alle forze politiche. Nell’articolato è “normata” la proprietà del simbolo di partito che appartiene ad ogni gruppo politico, la trasparenza nei bilanci dei partiti, la pubblicazione dei nomi dei finanziatori (do you remember Buzzi?) e la presentazione di una “dichiarazione di trasparenza” per quelle forze politiche che non hanno uno statuto (il Movimento 5 Stelle, appunto) a cui si applicano quindi le norme del codice civile.

Giacomo Salvini

Twitter @salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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