Elezioni politiche 2018: tasse e pensioni, quanto valgono le promesse?

Pubblicato il 10 Gennaio 2018 alle 13:00 Autore: Daniele Sforza
Elezioni politiche 2018: quanto costano le promesse elettorali?

Elezioni politiche 2018: tasse e pensioni, quanto valgono le promesse?

Ogni giorno che passa ci si avvicina sempre di più alle elezioni politiche 2018. La campagna elettorale è entrata nel vivo, quando mancano meno di due mesi al voto. Ed è già piena zeppa di promesse elettorali provenienti da ogni partito. Per convincere l’elettorato, partiti e movimenti hanno rilanciato le proprie intenzioni, cominciando a diffondere ufficialmente gli obiettivi principali inclusi nei loro programmi politici. La fattibilità di tali promesse, però, resta un punto interrogativo da risolvere. Se infatti le intenzioni risultano chiare, tra un’abolizione di tasse e l’altra, meno chiare risultano le coperture economiche. Esplicita invece la spesa prevista, qualora tutto si dovesse realizzare. Secondo vari calcoli, si sarebbero già superati i 100 miliardi di euro quasi per ogni partito. A meno che non ci siano le coperture disponibili, ma su quest’ultimo punto la questione è ancora poco chiara.

Elezioni politiche 2018: le promesse elettorali del Partito Democratico

La campagna elettorale del Partito Democratico non sarà altisonante. Almeno questo è quello che ha detto Matteo Renzi. Dall’ex premier toscano a Gentiloni, l’ultima legislatura ha visto il centrosinistra al Governo, con l’adozione di misure che hanno fatto discutere. Ma che comunque restano punti di forza da presentare agli elettori, per mostrare loro in questi 2 mesi la bontà di quanto è stato fatto. Famiglia e lavoro saranno le priorità del governo. Ma anche da questo lato le promesse elettorali non sono mancate.

Da una parte l’abolizione del canone Rai (per una spesa di circa 1,7 miliardi di euro), su cui comunque Renzi ha leggermente frenato affermando che la fattibilità di questa misura è attualmente allo studio. Dall’altra la volontà di estendere il bonus 80 euro anche ai genitori con figli, al fine di incrementare il tasso di natalità. E dare un futuro migliore al Paese. Per quanto riguarda la prima misura, il gioco delle tre carte è stato subito svelato. Finanziare la Rai tramite i soldi statali e togliere la tassa sul canone? È la stessa cosa, visto che i soldi dello Stato sono i soldi dei contribuenti. Che allora si vada verso una privatizzazione del servizio pubblico, come ha detto Calenda? Difficile quantificare, per il momento.

Più semplice illustrare l’entità della spesa per l’estensione del bonus 80 euro ai genitori: 4 miliardi di euro circa la spesa prevista. “Ogni misura sarà fatta trovando le opportune coperture”, ha voluto rassicurare il leader del PD. C’è poi la questione del salario minimo, stazionato tra i 9 e i 10 euro all’ora. Che andrebbe a toccare tutte quelle componenti professionali non riguardate dai CCNL, che prevedono già retribuzioni minime. Ma il peso di questa soluzione incomberebbe principalmente sulle aziende.

Elezioni politiche 2018: le promesse elettorali di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia

Silvio Berlusconi sta aspettando il responso da Strasburgo per tornare a metterci la faccia. Il leader del Centrodestra è sempre lui, anche quando è dietro le quinte. Comunque vada, anche da Forza Italia fioccano promesse elettorali dal peso economico non indifferente. Condivise anche da Lega e Fratelli d’Italia. Innanzitutto è ancora viva l’intenzione di alzare a 1.000 euro le pensioni minime. Inoltre c’è la volontà di introdurre un reddito di dignità; che finora si traduce nell’esenzione delle tasse per chi guadagna meno di 1.000 euro al mese.

Poi c’è la flat tax, punto in comune con Lega; se quest’ultima è più estrema, proponendo un’aliquota al 15%, FI vuole portarla almeno al 23%, meglio se al 25%. Una misura questa che, secondo il Centrodestra, si ripagherebbe da sola perché eviterebbe l’evasione fiscale. Difficile però non considerare che il maggior carico di evasione fiscale pesa sull’Iva piuttosto che sull’Irpef, l’imposta che andrebbe a toccare la tassa unica forfettaria.

In ogni caso, sotto questi aspetti, risulta ancora difficile decifrare le modalità di reperimento delle coperture economiche necessarie.

Poi c’è l’abolizione della Legge Fornero. Che andrà a costare più di 300 miliardi di euro complessivamente. E non si tratterebbe quindi di una revisione, ma di una cancellazione che influirebbe sulla salute dei conti pubblici. E qui risulta davvero difficile capire dove si possono trovare le risorse necessarie per attuare tale programma. Finora le uniche entrate fiscali deriverebbero dalla guerra alla delocalizzazione delle imprese; con multe per chi, una volta ricevuti fondi pubblici, trasferisce all’estero la propria azienda. Tuttavia resta ancora troppo poco per confermare la fattibilità delle promesse.

Elezioni politiche 2018: le promesse elettorali del Movimento 5 Stelle

Quindi si passa al Movimento 5 Stelle. Che vanta un programma più o meno completo sul proprio sito. Sebbene manchino ancora alcuni punti chiave, ma dopotutto è in continuo aggiornamento. Le promesse elettorali del M5S confluiscono nel reddito di cittadinanza, da associare a un programma di inserimento professionale. Sulle coperture il M5S è stato chiaro: “Le coperture da quasi 16 miliardi di euro provengono da risorse nei settori del gioco d’azzardo, banche, compagnie petrolifere, grandi ricchezze, finanziamenti per i giornali e spese della politica”. La spesa quantificata dal M5S si aggira intorno a quella cifra, sebbene l’opposizione, Renzi in primis, moltiplica per 5 le coperture necessarie per poter garantire il reddito di cittadinanza.

Le risorse per aumentare la fattibilità delle proprie promesse proverrà anche dalla guerra ai più ricchi. Con la possibile riduzione delle agevolazioni e detrazioni fiscali per chi percepisce redditi superiori ai 90 mila euro.

Elezioni politiche 2018: le promesse elettorali di Liberi e Uguali

Nel calderone delle promesse elettorali non possiamo dimenticare anche quelle di Liberi e Uguali, la nuova formazione di sinistra guidata da Pietro Grasso. In primis, l’abolizione delle tasse universitarie. La spesa prevista per la copertura è di 1 miliardo e 600 milioni; ma ci sarebbe la volontà di eliminare le detrazioni inutili di cui usufruiscono certi soggetti, privati o imprese.

Non manca poi un focus sulle tasse. E in particolare sulla revisione delle aliquote Irpef per redditi che non superino i 40 mila euro. Le coperture potrebbero derivare dal ritorno dell’Imu sulla prima casa, in base al valore catastale della stessa, per un valore che dovrebbe non essere inferiore a 400 mila euro. Insomma, un’altra mossa alla Robin Hood, con un togliere ai ricchi per dare ai poveri. Nessuna abolizione fiscale, piuttosto una revisione del sistema che andrà ad agevolare i redditi più bassi. Tutto in favore di nuove politiche sul lavoro, finalizzate a ridurre la precarietà, e che quindi porteranno alla cancellazione del Jobs Act.

Elezioni politiche 2018: quanto valgono le promesse elettorali?

In conclusione, le promesse elettorali fatte finora dai partiti latitano per molti versi delle necessarie coperture economiche. A quelle stesse promesse, l’elettorato non crede più. L’impressione generale è che buona parte degli elettori sia ancora incerto su chi votare. E al tempo stesso lo sappia benissimo. “Il male minore”, dice a se stesso e agli altri, come a volersi giustificare. Un male minore che però è soggettivo. E sarebbe interessante sapere quanto influiranno tutti gli aspetti legati a quelle promesse elettorali sul voto finale.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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