Programmi elezioni politiche 2018: Le proposte dei partiti sulla lotta alla povertà

Pubblicato il 27 Gennaio 2018 alle 16:10 Autore: Alessandro De Luca
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Programmi elezioni politiche 2018: Le proposte dei partiti sulla lotta alla povertà

Programmi elezioni politiche, tra i punti cruciali di questa campagna elettorale c’è anche il contrasto alla povertà. Un tema economico che si intreccia soprattutto con le misure di sostegno al reddito. E su cui le ricette dei partiti non mancano. Tra le accuse reciproche di voler dare agli elettori la cosiddetta mancia elettorale.

Prima di elencare le proposte, però, vediamo cosa significa essere poveri in Italia e in quanti rappresentano questa categoria. Nel suo studio che indaga attorno alle spese per consumi delle famiglie, l’Istat fa ogni anno un focus sulla povertà. L’ultimo a nostra disposizione risale al 2016. In esso si dice che 1,6 milioni di famiglie per 4,7 milioni di individui vivano in condizione sotto la soglia di povertà assoluta. Che considera il valore di spesa minima per acquistare beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita accettabile. Ammontano, invece, a 2,7 milioni le famiglie per 8,4 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà relativa. Che, invece, viene calcolata tenendo conto della spesa media pro-capite.

C’è, poi, un’altra categoria di italiani. Quella che è a rischio povertà ed esclusione sociale e che è considerato uno dei fenomeni indicativi della povertà stessa. Secondo l’Eurostat circa 17 milioni di italiani correva questo rischio nel 2016. Ossia il 28% dei residenti nel Bel Paese. Secondo Eu-Silc, invece, nel medesimo anno questa quota era del 30%, ossia poco più di 18 milioni di italiani. Che, principalmente, vivevano al Sud (46,4%) e che stavano in un contesto di famiglie numerose (43,7%).

Programmi elezioni: Il Reddito di Inclusione targato Pd

Sulla scorta di questo scenario, sono tre le misure essenziali che i partiti politici hanno formulato per la legislatura che verrà. Tutte e tre contemplano la parola “Reddito”. Ma secondo diverse declinazioni.

Il centro-sinistra, Pd in testa, parla di Reddito di Inclusione. Ovvero, la misura già licenziata a settembre 2017 e che i dem intendono estendere ad altre fasce della popolazione. Per il momento, spiega Panorama, la platea, infatti è ristretta. Ma in cosa consiste esattamente il Reddito di Inclusione? Facciamo un ripasso.

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La misura approvata dal governo Gentiloni si configura come un sussidio per chi vive al di sotto della soglia di povertà assoluta. Si tratta di 500 euro erogati come sostegno economico da un lato e fruizione di servizi dall’altro. Ci sono chiaramente dei criteri che consentono l’accesso al Rei. Da un lato quello economico. Ovvero un Isee sotto i 6mila euro, un patrimonio mobiliare sotto i 10mila euro e quello immobiliare sotto i 20mila. Dall’altro l’adesione del capofamiglia ai progetti che gli enti locali dedicano all’inclusione sociale.

Al Reddito di Inclusione come “strumento universale di contrasto alla povertà” guarda anche Liberi e Uguali. Ma alla lista di Pietro Grasso il Rei da solo non basta. Tra le promesse, infatti, c’è anche una estensione degli ammortizzatori sociali a quelle categorie non coperte in caso di disoccupazione.

Programmi elezioni: Il M5S e il Reddito di Cittadinanza

Altrettanto noto, se non altro perché è un cavallo di battaglia, è il Reddito di Cittadinanza del Movimento Cinque Stelle. Si tratta, in questo caso, di una misura universale, in cui la selezione dei prescelti si basa su accertamenti di reddito e patrimonio. Il Reddito di Cittadinanza può, comunque, essere revocato se il beneficiario rifiuta più di due offerte di lavoro.

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L’obiettivo del Movimento Cinque Stelle è quello di garantire alle famiglie un reddito minimo agli italiani che vivono sotto la soglia di povertà relativa. E tale reddito può spaziare dai 780 euro di chi vive da solo ai 1.900 euro dei nuclei familiari più grossi.

Programmi elezioni: Berlusconi lancia il Reddito di Dignità

Si chiama, invece, Reddito di Dignità, la misura che ha in mente Silvio Berlusconi. L’idea si ispira a quella di imposta negativa del Premio Nobel Milton Friedman. In pratica, chi vive sotto la soglia di povertà assoluta, non solo dovrebbe pagare le tasse, ma dovrebbe ricevere un aiuto economico dallo Stato.

Aiuto che, nelle intenzioni di Berlusconi, varia a seconda della situazione familiare e può arrivare fino a 2mila euro per le famiglie con più componenti.

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Programmi elezioni: A chi si rivolgono le misure e quanto costano

Snocciolate le proposte, andiamo a vedere il loro lato economico. Vale a dire a chi si rivolgono e, soprattutto, quanto costano. A tal proposito è interessante è interessante quanto dice una proiezione effettuata da ‘La voce’.

Il Reddito di inclusione è rivolto a circa 700 mila persone, con un trasferimento mensile di circa 240 euro e un costo complessivo per lo Stato di circa 2 miliardi di euro. Che aumentano a 3 contemplando la manovra a regime nel 2020.

Più estesa, invece, è la platea del Reddito di Dignità. Circa 2 milioni di famiglie beneficiarie, con un trasferimento medio mensile di 1200 euro. Costo dell’operazione: 29 miliardi di euro secondo La Voce e 17 secondo il Sole 24 Ore.

Ancora più estesa è quella del Reddito di Cittadinanza: 4,9 milioni di famiglie beneficiarie con 480 euro di trasferimento mensile. E un costo per lo Stato che Istat ha calcolato intorno ai 15 miliardi e l’Inps in 29.

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L'autore: Alessandro De Luca

Classe 1990. Laureato in Scienze politiche (indirizzo Scienze di governo e della Comunicazione Pubblica) alla Luiss Guido Carli di Roma. Giornalismo e politica, le mie passioni da sempre. Collabora con Termometro Politico da maggio 2014. Attualmente è membro di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni.
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