Elezioni 2018: si allontana l’intesa fra Lega e Cinque Stelle. Premier “terzo” o ritorno al voto

Pubblicato il 9 Aprile 2018 alle 19:23 Autore: Silvia Cocuzza
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Elezioni 2018: si allontana l’intesa fra Lega e Cinque Stelle. Premier “terzo” o ritorno al voto

Missione Governo. Martedì il Quirinale farà il punto sulla situazione e deciderà il calendario delle seconde consultazioni. Il tempo di “riflessione” concesso da Mattarella sta per scadere e forse è l’unico, a sperare in quel “germoglio d’intesa” che possa permettere qualche passo avanti nelle ipotesi per il nuovo esecutivo.

Molto più probabile, invece, anche alla luce delle ultime dichiarazioni dei leader dei rispettivi schieramenti, che anche la seconda chiamata al Colle si risolva in un nulla di fatto.

Elezioni 2018: I vertici di Casaleggio e Arcore, leader e tattiche

Quel che è evidente, è che in questo momento le trattative si stanno, certamente, svolgendo fuori da “Palazzo”, anzi: dai palazzi, tutti.

Più precisamente, nel fine settimana, fra la casa di montagna di Casaleggio jr, nelle Alpi innevate di Caney Superiore, dove Grillo ha riunito attorno al barbecue i più stretti fra i big Cinque Stelle; e Arcore, dove Berlusconi ha ricevuto i leader del centrodestra nella sua Villa San Martino. I due vertici paralleli non hanno però portato alcuna novità.

Resta lo stallo politico e si aggrava di una schizofrenia tattica, che comincia a farsi largo nel clima teso di queste ore, fra dichiarazioni contrastanti e contraddittorie, posizioni divergenti e molta confusione.

Se c’e’ chi pensa solo alla poltrona, torniamo agli italiani“, ovvero al voto, aveva avvertito Matteo Salvini, in giornata, concetto ribadito anche all’indomani del “caffè” ad Arcore. “Voglio dialogare, non voglio fare il premier a tutti i costi – ha detto Salvini ad Udine – sono disposto a parlare di programmi, ma se dall’altra parte arrivano solo no, si va a votare e gli italiani daranno il loro voto a chi si fidano di più e penso che saremo noi“.  Il segretario leghista, dunque, continua a tenere la porta aperta ai 5 stelle, si è infatti detto “fiducioso in un governo con M5s”.

Nella stessa giornata, arriva però la ‘stoccata’ di Luigi Di Maio: “Vedo che la Lega ha promesso il cambiamento ma preferisce tenersi stretto Berlusconi e condannarsi all’irrilevanza“, attacca il leader pentastellato, aggiungendo: “Da noi la grande ammucchiata non avra’ un solo voto”.

Equilibri sul filo del rasoio, quelli fra i due possibili premier e mentre cresce l’attesa per l’agognato confronto, la giornata è proseguita a suon di frecce spuntate lanciate a distanza, fra Salvini e Di Maio.

Elezioni 2018: Di Maio-Salvini, botta e risposta a distanza

Il segretario leghista è in giro per il Friuli insieme al candidato governatore Fedriga. Una sosta nel prosciuttificio a San Daniele (Udine) di fronte a cittadini e imprenditori è l’occasione per Salvini di ribadire; “Ci sono il 51% di possibilità di fare governo tra centrodestra e Cinquestelle“.

Nel calcolo delle possibilità, ben altri numeri, invece, quelli Di Maio, che a stretto giro ha risposto alle dichiarazioni di Salvini confermando che: “C’è lo 0% di possibilità che il MoVimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra”. Parole che suonano forti e chiare, dal capo politico dei grillini, mentre la sua opera di corteggiamento si è spostata ormai da destra a sinistra, verso il Partito Democratico.

Non è tardata, ovviamente, la replica del leader del Carroccio, il quale si è prontamente affrettato a rispondere che, stante così le cose: “Di Maio, in questo momento, mi interessa meno di zero”.

Attorno al botta e risposta fra i due leader, è tutto un silenzio. O quasi.

Elezioni 2018: Frattura nel cdx, ancora divergenze Salvini-Berlusconi su PD

Dal canto suo, Silvio Berlusconi non ne ha mai fatto mistero: preferisce un’alleanza della sua coalizione con il Pd, una sorta di Nazareno-bis.

E la frattura della coalizione di centrodestra, su questo punto, si fa sempre più evidente. “L’unica cosa che escludo è di fare un governo insieme al PD che ha fatto disastri negli ultimi sei anni“, ha chiarito Salvini per frenare una serie di indiscrezioni che circolavano dopo il vertice di ad Arcore. “Il centrodestra si è presentato chiaro agli italiani, unito agli italiani, con nomi cognomi e facce riconoscibili ed è la coalizione che ha preso più voti – ha aggiunto il leader del Carroccio- se a qualcuno sta antipatico qualcun altro e in nome di questo vuole fare saltare tutto e vuole tornare ad elezioni, noi siamo pronti“. “Un governo nasce se ha i numeri per nascere e io un governo con il Pd non lo vorrò mai far nascere, questo è chiaro“; è stata infine la risposta ai giornalisti circa l’esito del vertice del centrodestra.

Vertice che, al di là del comunicato di rito, certamente non ha dissipato dubbi e sospetti reciproci. Tanto che Giancarlo Giorgietti, capogruppo della Lega alla Camera, è stato l’unico, in giornata, ad avanzare una diversa ipotesi; per il braccio destro del Carroccio, è arrivata l’ora di “ragionare” su un premier terzo, cioè diverso da Salvini o Di Maio.

Difficile intravedere un barlume d’intesa, in questa situazione.

Lega-M5s, intesa governo rischia di saltare

Se da un lato naufragano i tentativi di mediazione di Salvini, dopo l’affondo di Maio verso il Cav e “l’ammucchiata” di Arcore, è proprio il rischio di un’alleanza con il Pd; carta che Di Maio tiene in caldo e su cui continua a lavorare neanche tanto sottotraccia, a infastidire molto il leader della Lega e ad esasperare le già difficili prove d’intesa.

Renzi e Di Maio sono una strana coppia di fatto, però ognuno della sua vita fa quello che vuole: se uno parla di rinnovamento e poi flirta con Renzi ha uno strano concetto di rinnovamento“; ha affermato più tardi Salvini a Spilimbergo (Pordenone), proseguendo nel suo tour friulano.

Elezioni 2018: Verso le seconde consultazioni, cdx diviso?

Andremo dal presidente della Repubblica e diremo ‘siamo pronti’, c’è un programma sul quale chiediamo i numeri che ci mancano“; ha affermato Salvini in vista del secondo colloquio al Quirinale. Ma è lo stesso leader della Lega che, sorridendo, in risposta a un cittadino che durante la visita a Fogliano-Redipuglia (Gorizia) gli ha rivolto la domanda se sarà possibile riuscire a formare il Governo in settimana; risponde: “Questa settimana? Mi sa che sei troppo ottimista…”.

Elezioni 2018: gli attriti tra i partiti

Ottimismo a parte, gli attriti tra le maggiori forze in gioco allontanano sempre di più l’idea di uno scioglimento delle riserve, almeno nei prossimi giorni. Il presidente della Repubblica si troverà di fronte uno schieramento del centrodestra diviso su più fronti; in primis per le divergenze d’opinione fra Forza Italia e Carroccio su un eventuale governo di ‘responsabilità’; dall’altro lato, un Pd conteso fra Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi. Tra i leader di Lega e Cinque Stelle, ora come ora, è palla al centro e l’arbitro Mattarella avrà il suo bel da farsi.

Sondaggi elettorali SWG: il punto della situazione su Governo e leader

Quasi certamente  il capo dello Stato non potrà assistere all’infinito alla reiterazione degli stessi slogan e registrare le stesse chiusure. A un certo punto dovrà prendere in mano la situazione. All’orizzonte, si fa sempre più largo la strada del ritorno alle urne.

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