G20 Argentina, ultime notizie: tregua tra Stati Uniti e Cina

Pubblicato il 3 Dicembre 2018 alle 17:38 Autore: Michele Mastandrea
G20 Argentina, ultime notizie: tregua tra Stati Uniti e Cina
G20 Argentina, ultime notizie: tregua tra Stati Uniti e Cina

Sabato scorso l’attesissimo incontro tra Donald Trump e Xi Jinping ai margini dei lavori del G20 di Buenos Aires. Ne è derivato un accordo tra i due paesi che allenta le tensioni tra Pechino e Washington. Dallo scorso luglio, Cina e Stati Uniti sono impegnati in un duro confronto che riguarda le dimensioni commerciali e tecnologiche.

L’incontro in Argentina ha portato alla decisione di non aumentare dal primo gennaio le attuali tariffe imposte dagli Usa sui beni importati dalla Cina. Il rischio era che con il 2019 ci sarebbe stato un aumento al 25% delle tariffe, rispetto all’attuale 10%.

G20 Argentina: distensione tra Usa e Cina

Sembra sventata anche la possibilità che gli Usa introducano nuove tariffe sui beni ancora non sanzionati. Le nuove misure avrebbero colpito anche aziende come la Apple, la cui produzione è in gran parte localizzata nel gigante asiatico.

La Cina si è inoltre impegnata ad acquistare una somma rilevante di beni americani. Vale a dire prodotti industriali, commodities energetiche, ma soprattutto beni agricoli. Ciò dovrebbe contribuire a ridurre il deficit a americano nella bilancia commerciale tra i due paesi. La riduzione del deficit è uno dei cavalli di battaglia di Trump in merito alla questione cinese.

Con l’accordo, Trump manda un messaggio agli agricoltori americani, che avevano sostenuto in massa il candidato repubblicano nel 2016. E che più di tutti stavano pagando il prezzo dei contro-dazi cinesi. Per la Cina, gli acquisti dagli Usa correranno sulla base delle richieste e delle necessità del proprio mercato interno. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha inoltre affermato che la Cina provvederà a rispondere alle legittime richieste americane, senza però entrare nel merito.

G20 Argentina: tregua non solo economica

L’accordo sino-americano comprende anche la volontà di iniziare a discutere altri temi sui quali tra i due paesi finora non c’è stata uniformità di vedute. Per la Casa Bianca, questi comprendono il trasferimento forzato di know-how tecnologico e la protezione della proprietà intellettuale ma anche alcune barriere non-tariffarie imposte da Pechino e le intrusioni cibernetiche cinesi.

Un altro tema su cui si è raggiunto un accordo positivo quello sul maggiore contrasto cinese alla produzione e all’esportazione illegali di fentanyl (un oppiaceo sempre più diffuso, con conseguenze devastanti, negli Stati Uniti).

Tornando alla geopolitica, la Cina ha inoltre approvato il prossimo incontro tra Trump e Kim Jong-un sul tema della denuclearizzazione della Penisola coreana. Questo dovrebbe tenersi all’inizio del prossimo anno. Pechino ha affermato che gli Stati Uniti hanno riconosciuto il ruolo positivo della Cina nella vicenda.

G20 Argentina: verso un accordo complessivo?

Detto questo, sembra ancora impervia la strada per un accordo complessivo che metta fine alle ostilità. La “pace” tra i due paesi durerà infatti solo tre mesi. Novanta giorni in cui dovranno essere discusse le richieste americane alla Cina di modificare alcune sue pratiche commerciali. Se non ci sarà accordo, il passaggio al 25% delle tariffe scatterà in automatico.

Inoltre, sullo sfondo rimane forte l’eco dei discorsi fortemente anti-cinesi del vicepresidente Usa Pence lo scorso ottobre a New York e qualche settimana fa al vertice Apec in Papua Nuova Guinea. Eco che si unisce alla tensioni che riguardano ambiti geopolitici come Taiwan e il Mar Cinese Meridionale.

Le tariffe imposte reciprocamente tra i due paesi non saranno aumentate, ma rimangono comunque in vigore. Il progetto cinese di aumentare la propria posizione in ambiti di innovazione tecnologica come l’intelligenza artificiale, il programma “Made In China 2025”, agita ancora gli Stati Uniti. Siamo di fronte ad una tregua, non certo alla fine del conflitto.

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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