Verifica scorte iodio e aggiornamento piano nucleare: cosa succede?

Pubblicato il 14 Marzo 2022 alle 08:30 Autore: Guglielmo Sano
Verifica scorte iodio e aggiornamento piano nucleare: cosa succede?

Verifica scorte iodio e aggiornamento piano nucleare: cosa succede?

L’attacco russo alla centrale ucraina di Zaporizhzhia ha determinato una forte preoccupazione in tutta Europa. Quindi i governi dei paesi Ue hanno attivato delle specifiche procedure di emergenza: non hanno fatto eccezione le autorità italiane che hanno dato il via alla verifica delle scorte di iodio. Nel frattempo, è stato completato l’aggiornamento del piano di sicurezza nucleare.  

Verifica scorte iodio e aggiornamento piano nucleare: cosa succede?

Negli scorsi giorni il conflitto tra Russia e Ucraina è arrivato alla più grande centrale nucleare del continente europeo. La centrale di Zaporizhzhia – una delle 4 attualmente attive nel paese (nel novero non compare l’impianto di Chernobyl, ormai dismesso) – con i suoi sei reattori è anche la quinta centrale più grande del mondo. Nonostante la forte preoccupazione diffusasi in tutto il mondo, l’Aiea – l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare – ha assicurato il mantenimento dell’integrità dei reattori, quindi, non si è verificato alcun rilascio di radiazioni.

La situazione su questo versante è dunque tornata relativamente calma, tuttavia, l’eventualità ha innescato l’avvio da parte dei governi europei di specifiche misure di sicurezza. Lo spettro di Chernobyl è lontano, d’altra parte, anche le autorità italiane competenti hanno attivato delle misure di prevenzione del rischio nucleare. Il primo passo ha riguardato la verifica delle scorte di iodio a livello nazionale, il secondo, l’aggiornamento del protocollo riguardante questo tipo di emergenze (da sottolineare che la disposizione ad avviarlo, in vista di un adeguamento a nuove norme europee, era stata data a fine luglio 2020 dal Governo Conte).

In cosa consiste il piano nazionale?

Mentre è tuttora in corso la ricognizione sulle riserve effettuate da Ministero della Salute e Dipartimento di Protezione Civile, In diverse parti d’Italia – secondo quanto riferito da diversi quotidiani nazionali – pare sia cresciuta la richiesta di pillole contenenti sale di iodio “stabile”. La sostanza fornisce un’efficace protezione dalle radiazioni in caso di esposizione a iodio radioattivo (Iodio 131, per esempio): in breve, ne blocca l’assorbimento (che avviene in linea di massima tramite il cibo e l’acqua) da parte della tiroide. L’importante è rispettare la corretta tempistica di assunzione (il giorno precedente all’esposizione o a massimo 8 ore dall’esposizione): è facile capire, però, che in dosi eccessive (oltre i 10 millisievert fino a 18 anni o in gravidanza allattamento, oltre i 100 mSv per gli individui adulti) o in mancanza di esposizione a radiazioni (come in questo momento) non solo è inutile assumere iodio stabile ma anche dannoso.

Altra importante procedura seguita all’attacco alla centrale di Zaporizhzhia l’aggiornamento del Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. In realtà, l’aggiornamento del piano era in corso da diverso tempo: da molto prima che iniziasse il conflitto in Ucraina. Quindi, solo una casualità che sia coinciso con l’attacco alla centrale di Zaporizhzhia. Tra l’altro, la revisione del piano stesso, dunque la redazione della “bozza” definitiva, era terminata a novembre: solo un caso, come si diceva, che le tempistiche previste per la consegna della versione definitiva siano coincise con l’invasione russa.

Il Piano che non veniva “svecchiato” da 12 anni prevede l’attuazione di diverse misure, variabili a seconda del grado di rischio (non è lo stesso se l’incidente nucleare avviene a pochi chilometri dal confine nazionale o in territorio extra-europeo naturalmente). In generale, si indica alla popolazione il riparo in luogo chiuso per un periodo di qualche ora e massimo 2 giorni, con la raccomandazione di sigillare il più possibile porte, finestre, sistemi di condizionamento e così via, insieme a quella di non consumare alcuni tipi di alimenti, per esempio, prevedendo eventualmente anche il divieto della circolazione stradale.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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