Termometro Finanziario: quali temi economici domineranno l’attenzione dei mercati nei prossimi mesi?

Pubblicato il 27 Agosto 2012 alle 11:38 Autore: Giovanni De Mizio
termometro finanziario

Negli USA comincia la corsa finale delle elezioni presidenziali (oltre alle solite elezioni parlamentari che rinnoveranno la Camera e un terzo dei senatori): martedì inizierà la convention repubblicana che incoronerà Mitt Romney quale candidato alla presidenza, mentre i democratici daranno il via allo sprint finale per Barack Obama nel corso della settimana successiva. L’elezione si preannuncia preceduta da dibattiti molto animati, come già avvenuto negli ultimi mesi, soprattutto in un campo complicato come quello economico, che ha visto inciampare in errori grossolani dettati da eccessiva partigianeria anche economisti e giornalisti piuttosto famosi, come Niall Ferguson, che preso dal livore anti-Obama, in un recente articolo sulla riforma sanitaria (tra le altre cose), ha dimostrato di non saper leggere i bilanci più elementari, giungendo a conclusioni ridicole, ma che comunque galvanizzeranno l’elettorato del GOP. Il caso, non unico, serve a dimostrare che la politica americana sarà per tre mesi bloccata dalle chiacchiere, mentre, sfortunatamente, l’economia continuerà a girare cigolando e probabilmente il QE che la Fed si prepara ad approvare avrà come esito un “too little, too late” micidiale. Intanto il nuovo anno già vede in agguato una crisi fiscale, e non è detto che il prossimo presidente e il prossimo Congresso saranno in grado di affrontarla (come non lo sono stati, con colpe condivise, il presidente e il Congresso uscenti).

Infine un sguardo sui BRICS. La Cina si ritroverà ad affrontare il Congresso del Partito Comunista che cambierà i vertici del Governo, lasciando spazio a una nuova generazione di statisti, che dovrà affrontare un Paese in bilico fra progresso e tradizione, fra crescita economica e pericoli inflazionistici, oltre che mutamenti sia interni che verso altri Paesi del mondo. L’India dovrà dimostrare di riuscire a risollevare un’economia che somiglia a un elefante appesantito dalla corruzione, la quale appare essere la principale indiziata della carenza di infrastrutture che ha portato nel baratro un’economia emergente, se si pensa alla tragedia che sta vivendo la rupia sui mercati valutari oppure al blackout che ha lasciato al buio 700 milioni di persone (inspiegabilmente, poco tempo dopo, il ministro dell’energia è stato “promosso” ministro degli Interni). Tralasciamo poi l’inflazione che continua a salire e una crisi fiscale che colpirà presto gli indiani (si comincia con gli aumenti del prezzo dei carburanti, per completare la sensazione di déjà-vu nel lettore italiano).

Problemi simili per il Brasile, che si ritrova a combattere un rallentamento nell’economia dovuto a fattori ambientali (la siccità ha bruciato i raccolti) e strutturali (la corruzione che divora le risorse destinate alla costruzione di infrastrutture), oltre che all’obsolescenza del paradigma che ha guidato la crescita del Paese, ovvero l’unione di export e protezionismo che può pure funzionare quando l’economia del mondo corre, ma quando la crisi diventa mondiale i guai sono dietro l’angolo. Per il Sudafrica va segnalato il periodo di instabilità politica dovuto alle tensioni nell’industria mineraria, che contribuisce in misura pesante all’export.

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