TP/RAI 3 Su Ilva e salute (II parte)

Pubblicato il 30 Agosto 2012 alle 15:17 Autore: Giuseppe Martelli

TP/RAI 3 Su Ilva e salute (II parte)

 

In questo sondaggio riprendiamo il tema dell’ Ilva di Taranto, un tema che dopo una prima esplosione mediatica è passato in secondo piano, nonostante la questione sia tutt’altro che risolta.

TP/RAI 3 Su Ilva e salute (II parte)

Come mostra la prima slide, abbiamo domandato al nostro campione quale tipo d’azione deve sviluppare il governo. Per la maggioranza del campione è indispensabile tenere insieme la rinascita del polo con le esigenze ambientali, mentre il 35% circa degli intervistati ritiene utile un’azione dell’esecutivo orientata alle decisioni prese a tutela della salute pubblica dal Gip di Taranto.

Appaiono evidenti quindi gli schieramenti e la loro forza. Un dato è però comune alle due risposte: la necessità di intervenire, superando quindi la fase di stallo che ha caratterizzato le decisioni politiche sullo stabilimento negli ultimi anni.

Rispetto al sesso del campione, inoltre, è utile far notare come siano gli uomini maggiormente interessati alla rinascita del polo contro un 40% scarso di donne.

Infine abbiamo domandato a chi spetta l’onere, in termini economici, della bonifica dell’area intorno all’acciaieria. Anche in questo caso, abbiamo una situazione abbastanza polarizzata con una maggioranza contraria all’intervento pubblico e un 39% circa che ritiene invece necessario investire dei soldi da parte dello Stato, considerata anche la quantità di posti di lavoro a rischio.

In sostanza la situazione dell’Ilva divide ancora le coscienze e probabilmente sarà così fine alla fine quando, in qualche modo, si saranno trovate soluzioni di almeno di breve periodo.

Il caso dell’Ilva, però, può essere definita come la classica situazione locale che apre il pensiero a riflessioni più grandi. L’Ilva è infatti uno dei tanti effetti dell’assenza di politiche industriali e, più in generale, dell’assenza della politica. Discutere di acciaierie oggi richiede necessariamente uno sforzo mentale in grado di costruire proposte per un futuro europeo dell’industria pesante.

Purtroppo la contingenza e il rapido scivolare degli eventi rende difficile tale operazione e la prospettiva di breve periodo appare l’unica praticabile da governo e partiti.

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