Ucraina, tra Stato e società patriarcale

Pubblicato il 19 Ottobre 2012 alle 15:40 Autore: Marco Residori
ucraina e patriarcalismo

Se il modello di individuo, ereditante il fattore D, era unico, una sorta di babbeo incapace di giocarsi carte che non sapeva di non avere, la nuova biforcazione innestatasi era duplice. Da una parte la privatizzazione del patriarcalismo-di-stato per le classi agiate, dall’altra quella per le classi popolari. La prima assicurante, dietro laute tangenti, una a-concorrenza tipica del a-libero mercato post-sovietico e specularmente garantente protezione ai monopoli illegali di chi, al cambio di rotta, è stato prescelto dalla nuova-vecchia classe politica. La seconda, versione low-cost, assumente la forma del clientelismo endemico. Ossia, i-babbei-incapaci-di-giocarsi-carte-che-non-sapevano-di-non-avere, gravati dall’ulteriore croce della miseria in un paese misero, hanno incominciato a pagare ricompense per vedersi restituire posizioni lavorative e modelli di vita che, sventuratamente, il collasso dello spazio sovietico aveva momentaneamente interrotto. In coerenza con il nuovo modello del a-libero mercato post-sovietico, lo Stato, adeguandosi, decise che i benefici pubblici non erano più sufficienti. Ora che il paradigma vigente era quello economico non si accontentava più di ricevere, in cambio delle nuove prebende privatizzate, solamente un benefit pubblico-politico (consenso elettorale) ma pretendeva inoltre un benefit economico (tangenti) incrementante le finanze, ovviamente personali. Oltre gli indennizzi per l’attività istituzionale, il nuovo modello del a-libero mercato post-sovietico ha quindi permesso di privatizzare una lauta parte di introiti di soggetti espletanti funzione pubblica. È la regola deviata del libero mercato d’altronde: l’intervento pubblico deve ridursi il più possibile e il soggetto pubblico deve trovare nell’esercizio del suo potere le possibilità di arrotondare privatamente. Così si è compiuto il percorso che ha definitivamente ridotto il cittadino in cliens, ossia colui che, in una pretesa democrazia e in un sistema di preteso libero mercato, pur godendo dello stato di libertà, si trova in dipendenza dal cittadino potente, dal quale, adesso privatamente, continua a ricevere protezione e prebende; e così è coerentemente proseguito il percorso che continua a garantire al cittadino potente il proprio privilegio, ampiamente desiderato da tutti i governanti, ossia la tanto agognata piena disposizione del proprio popolo.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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