Analisi del discorso di Berlusconi alla Camera

Pubblicato il 2 Ottobre 2010 alle 06:23 Autore: Matteo Patané

Il Governo rivendica il buon comportamento tenuto durante la crisi economica, comportamento in grado di coniugare rigore nei conti pubblici e salvaguardia del reddito privato e dell’occupazione.

Una serie di grafici ricavati dall’ISTAT (fonte 1 – 2) mostra tuttavia un quadro differente: aumento del rapporto debito/PIL di dieci punti in un anno, incremento del rapporto deficit/PIL, perdita sostanziale di oltre 400.000 occupati nel corso del 2009. In particolare è da smentire l’affermazione del premier secondo cui la spesa pubblica è sotto controllo ed il peggioramento del rapporto debito/PIL è dovuto unicamente alla contrazione di quest’ultimo: come si vede il debito pubblico ha mantenuto un impressionante trend di salita anche nel corso del 2009.

Al di là del tema economico, dove giustamente trova spicco l’estensione degli ammortizzatori sociali a fasce precedentemente escluse, Berlusconi rimarca poi i successi ottenuti dal governo citando abolizione dell’ICI, riforma della scuola, riforma delle pensioni, energia nucleare, lotta alla criminalità organizzata.
Si tratta di temi piuttosto complessi e difficilmente liquidabili in poche parole. Soprattutto si tratta di progetti in stadi diversi, alcuni in corso (lotta alla criminalità, riforma delle pensioni), altri sostanzialmente al punto di partenza (nucleare), altri completati con più o meno fortuna.
Sicuramente, come ormai da più parti si rimarca, è giusto ricordare che con abolizione dell’ICI Berlusconi si riferisce alla Legge 126/2008, in cui viene completamente abrogata un’imposta per cui il Governo precedente, con la Legge 244/2007 aveva a suo tempo triplicato la franchigia.
Ed è altrettanto giusto ricordare che ai numerosi arresti di presunti mafiosi, giustamente portati da Berlusconi come un successo, si accompagnano episodi come il divieto delle indagini sui parlamentari, come recentemente avvenuto per Cosentino, fatto che Berlusconi si è guardato dal citare e che le stesse parole del Presidente del Consiglio al capitolo “giustizia” del suo discorso impediscono d’altra parte di liquidare come evento di poco conto.
Sul tema del nucleare i punti su cui si fa forza il premier sono l’indipendenza energetica e il calo delle emissioni di sostanze inquinanti. Se però sul secondo punto le informazioni fornite – eccettuato l’annoso e ancora controverso tema delle scorie – sono corrette, è altresì vero che l’Italia non possiede giacimenti di uranio, né è disponibile nel nostro territorio la filiera industriale per la raffinazione di tale materiale. Non si tratterebbe quindi di indipendenza energetica, ma di scambio di una dipendenza con un’altra. Forse meno costosa, forse più efficiente, ma sempre dipendenza.
Infine Berlusconi rivendica la ferma linea del governo sul tema della bioetica, emblematicamente rappresentato dal caso di Eluana Englaro e dalle polemiche dell’ultimo periodo della sua vita.

Su queste premesse Berlusconi descrive l’azione di governo prevista per i prossimi anni fino al completamento della legislatura.

L’idea che il premier traccia del federalismo fiscale è basata su una netta separazione delle competenze tra stato ed enti locali – curiosamente, mentre la scuola appare nei temi di rilevanza nazionale, così non è per la sanità. Giustamente il premier rivendica la larga condivisione del progetto, ben maggiore delle forze che sostengono il governo, ma se andiamo ad osservare da vicino l’iter parlamentare spicca il fatto che solo due (Decreto Legislativo 85/2010 e Decreto Legislativo 256/2010) provvedimenti su ventuno della Legge Delega 42/2009 sono stati approvati, uno di questi è già decaduto e ben otto richiedono un’approvazione entro maggio 2011. Il progetto di federalismo pianificato dal governo, indipendentemente da giudizi sul merito, è pertanto a rischio per una mera questione temporale.
Colpisce inoltre il fatto che al federalismo sia stato dato nel messaggio un taglio estremamente meridionalista: il discorso del Presidente del Consiglio non risparmia parole sui benefici che una maggiore autonomia dallo Stato centrale dovrebbe apportare al sud in termini di ricchezze e servizi; il passaggio è apprezzabile per la risposta data ai sempre latenti timori di un Mezzogiorno abbandonato dal Paese in balia delle potenti organizzazioni criminali, ma le fasi successive del discorso sveleranno un intento molto più pragmatico delle parole di Berlusconi.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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