Akhmetov e Berlusconi: parabole di un discepolo e del suo profeta

Pubblicato il 7 Dicembre 2012 alle 12:54 Autore: Marco Residori
discepolo di Berlusconi

Il consolidamento della propria immagine di successo necessità però di un’ulteriore scacco capace di legittimare definitivamente il proprio appeal sulla scena pubblica. Berlusconi, trovando nella sconclusionata normativa regolante la materia televisiva l’ultimo avamposto della propria affermazione, legittima così il suo volto di rinnovatore, utile di lì a poco alla sua discesa in campo politica. Parallelamente, Akhemtov, veicolando la sua Telekanal Ukrayina da un broadcasting regionale (Donetsk) ad una capacità trasmissiva nazionale, afferma i suoi meriti economici e sigla un patto di servilismo mediatico con la nascente classe politica ucraina.

La costante differenza di timing a vantaggio di Berlusconi, le sue mosse anticipano sempre di un decennio la biografia di Akhmetov, si ripropone anche nel momento del consolidamento politico dei successi personali. Anzi, in virtù delle diverse dinamiche nazionali, questo diventa la snodo differenziale tra il percorso berlusconiano e il percorso dell’oligarca ucraino.

Berlusconi, indirettamente coinvolto nella vicenda di Tangentopoli dalla perdita dei suoi riferimenti politici, incontra nella tutela dei suoi interessi economici e delle sue vicende giudiziarie la necessità di un intervento politico. Esponendosi in prima persona, consolida la sua immagine di uomo di successo, rinnovando il decimato panorama politico italiano e garantendo agli elettori, attraverso la propria storia personale, la riscrittura di un “nuovo miracolo italiano”Akhmetov, avvantaggiato dallo scenario politico ucraino, riesce contrariamente a mantenere una longevità della sua immagine pubblica ricoprendo un ruolo politico di secondo piano. Terminati gli accesi sfoghi  della Rivoluzione Arancione, l’entourage politica di Donetsk, capitanata dall’odierno Presidente Viktor Yanukovych, può infatti agilmente re-insediarsi al comando del Paese, traendo cinico saggio profitto dalle precedenti esperienze di governo (2002-2005, 2006-2007). La necessità di Akhmetov di ricoprire posizioni politiche di primo piano, così come quella dei principali businessmen ucraini, risulta così superflua. Infatti, gli oligarchi di Donetsk, consci dei propri profili giudiziari compromessi, scelgono un entourage governativo-presidenziale capace di offuscare i loro passati poco trasparenti, evitando contemporaneamente un’esposizione mediatica controproducente. Si arrogano però il compito, dietro il tirato sipario politico, di determinare indirettamente indirizzi legislativi-parlamentari capaci di tutelare le proprie attività economiche e le proprie diatribe giudiziarie. In questo modo la gogna mediatica non giunge a sentenziare i loro profili personali, assicurando così una più longeva parabola al successo dell’oligarca ucraino rispetto alla vicenda berlusconiana.

Nonostante i recenti subbugli gattopardeschi, Berlusconi, non sembra infatti oggi in grado di replicare la sua parabola di successo, riaffermando la propria immagine sulla scena pubblica. Contrariamente, Akhmetov, e il sistema endemico di affiliazione ucraina, hanno incontrato nella complicità politico-economico-giudiziaria un collante capace di garantire continuità alle vicende personali e al successo degli interpreti, arrivando a ritracciare le tristi pagine raccontanti il capillare funzionamento della loggia P2 e liberandosi definitivamente dell’ingombrante univoca ombra del suo inconsapevole profeta.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
Tutti gli articoli di Marco Residori →