Fenomenologia del voto utile

Pubblicato il 31 Gennaio 2013 alle 18:30 Autore: Matteo Patané

Nel 2013, invece, lo scenario politico appare decisamente più frammentato: oltre al centrosinistra e al centrodestra classici, infatti, vi è un polo di centro realmente competitivo, incarnato da Monti, vi è un MoVimento Cinque Stelle in grado di affermarsi come seconda forza politica in diverse aree del Paese e vi è una sinistra, la Rivoluzione Civile di Ingroia, che stando agli ultimi sondaggi potrebbe essere in grado di superare la soglia di sbarramento in più regioni.

Come recita la legge elettorale italiana valida per il Senato della Repubblica, la coalizione vincente ottiene in ciascuna regione un numero di seggi proporzionale alla percentuale di voti validi calcolata sulla base dei voti attribuiti a partiti o coalizioni in grado di superare la soglia di sbarramento, oppure il 55% dei seggi se la percentuale di voti ottenuta è minore.

Si notano già da qui entrambi gli effetti distorsivi a cui sottopone il voto la legge elettorale. In uno scenario, ad esempio, con due coalizioni appaiate al 30% ed una terza ed una quarta che inseguono al 20%, la coalizione che riuscirà a vincere anche solo per un voto si accaparrerà il 55% dei seggi, e le tre restanti si spartiranno il restante 45% in maniera proporzionale. Al tempo stesso, i voti di tutte le coalizioni o partiti che non avranno raggiunto la soglia di sbarramento svaniranno nel nulla, e non saranno considerati rilevanti nella distribuzione dei seggi.

I premi di maggioranza che su base regionale vengono attribuiti al Senato, tralasciando quello nazionale alla Camera, sono variabili e dipendono da regione a regione, ma se in una competizione prettamente bipolare vincere o perdere in una regione può significare al massimo una perdita o un guadagno di sei senatori, in uno scenario multipolare arrivare primi o secondi può implicare una differenza anche di una dozzina di seggi: un’enormità.

Proprio per l’esistenza di simili effetti legati all’assegnazione dei seggi, non deve quindi stupire il richiamo che ciascun leader politico rivolge ad altre forze – o direttamente ad elettori di schieramenti vicini politicamente – in nome del voto utile: una coalizione che lotta per vincere cercherà i voti necessari a primeggiare, una coalizione che lotta per superare la soglia di sbarramento cercherà i voti necessari per portare la propria delegazione in Parlamento.

Per sua stessa natura, naturalmente, il voto utile è un fenomeno che si può presentare tra schieramenti contigui ed elettorati permeabili: un richiamo al voto utile da parte di Berlusconi non sortirà naturalmente alcun effetto sull’elettorato degli schieramenti opposti, ma al massimo potrà avere impatto su un elettorato di destra attualmente non schierato con la coalizione berlusconiana, ad esempio quello di estrema destra, oppure quello di FiD di Giannino.

Si tratta, in ultima analisi, degli effetti che una legge elettorale prettamente bipolare opera su uno scenario multipolare. L’elettorato degli schieramenti più deboli subisce inevitabilmente il richiamo di quelli più forti di area politica contigua, sottoponendo tanto il politico quanto il cittadino elettore ad un dilemma di fondo.

È infatti chiaro che una maggiore frammentazione in un arco dello schieramento politico favorirà la vittoria dello schieramento opposto, e che un elettore sarà quindi combattuto tra il desiderio di sostenere il partito o la coalizione che più rispecchia le proprie preferenze e quello di esprimere un voto necessario alla vittoria della coalizione più vicina al proprio pensiero tra quelle che hanno effettivamente speranze di vincere.

Al tempo stesso, un dissidente di una certa area politica che decide di correre in solitaria alle elezioni ha un tasso di incidenza negativa sui risultati elettorali delle altre formazioni inversamente proporzionale alla contiguità politica del suo partito: c’est à dire, per calarsi in un contesto pratico con quello che è l’esempio più lampante di questa campagna elettorale, RC non danneggia in egual misura centrodestra e centrosinistra, ma pescando prevalentemente nell’elettorato di centrosinistra, rischia di consegnare al centrodestra il premio di maggioranza in diverse regioni.

Si coglie quindi il dilemma a cui è sottoposto qualsiasi politico o aspirante tale, che con la propria partecipazione è costretto a prendersi la responsabilità di danneggiare forze contigue politicamente a favore di forze più lontane. Tornando all’esempio precedente, dire “portare RC in Parlamento”, dire “danneggiare IBC nella sua corsa contro il centrodestra” e dire “aiutare il centrodestra nella sua corsa contro IBC” sono tre frasi che hanno lo stesso significato, e tanto i politici quanto i simpatizzanti di RC dovrebbero avere la consapevolezza degli effetti dei propri risultati elettorali.

L’anomalia è tutta italiana: sebbene il voto utile non sia un fenomeno sconosciuto all’estero, come provano ad esempio le recenti elezioni in Niedersaschsen, la concomitanza nostrana tra premio di maggioranza e soglia di sbarramento estremizza il fenomeno in maniera estremamente violenta, attribuendogli un’importanza che in altri Paesi non può avere. Inoltre, poiché in Germania non esiste il concetto di coalizione, più sono i partiti in grado di superare la soglia di sbarramento all’interno della stessa macroarea politica maggiori sono le probabilità che la vittoria finale arrida a quella macroarea, mentre in Italia, a causa del fatto che le coalizioni sono dichiarate in anticipo, si genererebbe l’effetto opposto.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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