I protagonisti del post elezioni

Pubblicato il 14 Marzo 2013 alle 11:55 Autore: RockEconomics

C’è un silenzio assordante dove invece dovrebbe esserci una consultazione (magari un referendum online) con la base del Movimento sulla questione. Invece non mancano le invettive, rivolte contro un’altra petizione di analogo scopo, contro gli “intellettuali venduti” (http://www.beppegrillo.it/2013/03/la_funzione_deg.html).
È la retorica del “noi VS loro” che permea in ogni dove l’intera concezione del mondo del M5S, e che con buona pace dell’antipolitica di cui si fanno scudo, li colloca con una certa facilità tra i populismi di destra, in compagnia di Lega Nord e in misura minore anche di Berlusconi. È in base a questa retorica che vanno analizzati alcuni punti del suo programma: l’introduzione del reddito di cittadinanza e la riduzione delle tasse non possono essere interamente finanziati soltanto con l’azzeramento del costo della politica e l’abolizione del rimborso elettorale, in qualsiasi stima c’è un divario di qualche miliardo che non andrebbe coperto. Ma se la visione del mondo del M5S è tale per cui le cause di tutti i problemi del cittadino e del Paese (“noi”) sono attribuibili alla “casta” (politici, multinazionali, lobby, intellettuali corrotti e non corrotti, “loro”), ecco che attraverso la magia della spiccia giustizia sociale tutti i problemi si risolvono, e la gente comune finora prigioniera di un subdolo inganno può finalmente liberarsi e raggiungere il suo reale potenziale. Toni messianici che possono sembrare ridicoli, e spero lo sembrino, ma non sono fuori luogo in uno qualsiasi dei video della Casaleggio&Associati (http://www.youtube.com/watch?v=sV8MwBXmewU).
Sempre la retorica del Noi VS Loro è utilissima per produrre nemici e compattare il gruppo, e così è stata usata, a partire dall’espulsione di Favia e Salsi (“chi non è d’accordo va fuori dalle palle”) fino agli ultimi eventi, quando molti degli scheletri nell’armadio del M5S stanno venendo alla luce, in cui chi critica è un “infiltrato”, e chi rilascia dichiarazioni imbarazzanti (come quella dei microchip di controllo impiantati sottopelle negli USA) è “supposto attivista”. Uno scenario che ricorda molto la Russia degli anni ’50, e che cozza rumorosamente con l’idea di un movimento privo di gerarchia, basato sulla consultazione costante e sull’assenza di leader, dove “uno vale uno”.
La maggior parte delle contraddizioni interne al Movimento erano perfettamente visibili  già dopo uno sguardo, nemmeno troppo approfondito, al programma elettorale. La mia opininone è quindi che il voto dato a Grillo non è stato un voto per Grillo, ma un voto contro gli altri: nè più nè meno di un voto di protesta.

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Una volta che abbiamo conosciuto chi impugna le pistole, in che misura l’ennesimo teatrino della Seconda Repubblica finisce per riguardarci? Chi saranno i veri protagonisti del post- elezioni ?

La risposta è racchiusa nell’articolo 94 della Costituzione, specificatamente dove recita: “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere” e “Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia“.
Questo non indica l’endorsement affidato a ciascun decreto del Governo, come le precedenti pratiche berlusconiane ci hanno abituato a considerare, e come la candidata grillina alla Presidenza della Camera Marta Grande sembra avere inteso, ma indica il voto di fiducia preliminare all’insediamento del governo, che ne legittima l’operato successivo. Non tutti gli ordinamenti democratici hanno questo passaggio nella procedura di formazione del nuovo Governo, ma da noi è parte della Costituzione. La mancanza di apertura di Grillo ad una fiducia per il Governo Bersani è la prima pistola puntata.

La seconda è il fatto che tutto ciò si svolge nel cosiddetto semestre bianco del Presidente Napolitano. In questo periodo di tempo, il Presidente della Repubblica non ha il potere di sciogliere le Camere e indire nuove votazioni, affinchè non cerchi di favorire la propria rielezione costruendo un Parlamento a lui favorevole. Nella nostra fattispecie, non può indire nuove votazioni di fronte allo stallo alla messicana di cui siamo protagonisti involontari e vagamente infastiditi.

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