Pietro Grasso il discorso di insediamento

Pubblicato il 23 Marzo 2013 alle 17:46 Autore: Matteo Patané
L’elezione di Pietro Grasso, ex-Procuratore di Palermo ed ex-capo della Direzione Nazionale Antimafia, a Presidente del Senato è stato uno dei passaggi fino a questo momento più convulsi di questa neonata XVII Legislatura.
Grasso è stato eletto alla quarta votazione al ballottaggio contro il Presidente in carica Renato Schifani, ed è stato sostenuto dai voti del centrosinistra e da circa un terzo della pattuglia del MoVimento 5 Stelle, laddove il centrodestra si è schierato compattamente per Schifani mentre i montiani ed il resto dei grillini hanno votato scheda bianca.
Classe 1945, siciliano di Agrigento, candidato ed eletto come capolista del PD alla circoscrizione Lazio del Senato, Pietro Grasso era già un nome molto noto nel panorama politico italiano a causa del suo ruolo rilevante nella magistratura, lavoro che non gli ha risparmiato anche alcune critiche da parte del noto editorialista Marco Travaglio a causa di alcuni suoi commenti lusinghieri nei confronti dell’atteggiamento tenuto dal Governo Berlusconi nella lotta alla mafia e soprattutto della sua elezione a capo della DNA al posto di Caselli. Critiche in ogni caso minoritarie rispetto ai successi conseguiti in una incessante battaglia alla criminalità organizzata.

Particolarmente significativo anche solo sul piano simbolico, il primo giorno di legislatura, è stato l’atto di deposito dell’Atto n°19 dal titolo Disposizioni in materia di corruzione, voto di scambio, falso in bilancio e riciclaggio, che altro non sarebbe se non la traduzione in articoli di legge di quella parte degli otto punti di Bersani dedicata alla lotta alla corruzione.

La figura di Grasso è oggi l’occhio del ciclone politico, con il suo nome che sempre più spesso tende ad essere nominato in relazione ad un governo di alto profilo qualora Bersani non riesca ad avere la fiducia in Parlamento.

Proprio per questo insieme di ragioni il suo discorso di insediamento costituisce un valido punto di partenza per tentare di comprendere quale sia il profilo politico e soprattutto istituzionale dell’ex-capo della DNA.

Osservando le parole che circondano “Paese”, emergono con prepotenza “bisogno”, “dovere”, “oggi” e “giustizia”.Osservando il tag cloud discorso di Grasso, si nota immediatamente uno stile più pacato e riflessivo rispetto a quello della sua omologa della Camera dei Deputati Laura Boldrini.

La parola chiave, in modo quasi scontato, è “Paese”: si tratta di un capovolgimento di fronte rispetto alla Boldrini, un cambiamento di paradigma che sposta il baricentro del discorso dall’interno dell’Aula all’Italia. Se per il Presidente della Camera l’imperativo era il dovere morale di azione da parte dei deputati, secondo il Presidente del Senato il fulcro del discorso è invece il Paese.
Una differenza sottile, ma in un ambiente politico dove il rinnovamento delle istituzioni è divenuto un tema di vitale importanza, si tratta di una differenza fondamentale.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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