Pietro Grasso il discorso di insediamento

Pubblicato il 23 Marzo 2013 alle 17:46 Autore: Matteo Patané

La scelta, soprattutto per quanto concerne l’ultima parola, tradisce il personaggio: Grasso identifica nella giustizia la prima e vera priorità per il Paese, declinandola per la maggior parte come lotta alla criminalità organizzata, ovvero proprio il suo campo di competenza.

Colpisce poi la presenza del verbo “dovere”, tratto che accomuna Grasso alla Boldrini, qui inteso però in un duplice senso: da un lato, come già per la sua omologa alla Camera, uno sprone per i parlamentari, dall’altro un’espressione di quello spirito di servizio e sacrificio proprio dei servitori dello Stato, spirito di cui Grasso punteggia il discorso con esempi concreti tratti dalla sua esperienza. “Bisogno” e “oggi” si pongono in diretta relazione con il “Paese”, ed esprimono l’urgenza e l’impellenza che ha l’Italia di un profondo rinnovamento politico e sociale, a partire proprio, sostiene Grasso, dal tema della giustizia.

Scendendo ulteriormente nel dettaglio, spiccano parole come “vita”, “cittadino”, “potere”, “pensare” e “ricordare”.
In un discorso a tutto tondo come quello di Grasso, che con abilità passa dalla più stretta attualità ai ricordi della sua esperienza in magistratura, diventa difficile cogliere il riferimento preciso di ogni parola, che quindi deve essere considerata per la sua valenza generale. Ecco che quindi diventa evidente il richiamo all’attività parlamentare che deve esercitare il proprio “potere” in virtù del “pensare” e del “ricordare”, ovvero, nella logica degli eventi narrati dal Presidente, rifarsi al ragionamento e all’esempio dei servitori del Paese.
“Cittadino” e “vita” riportano il focus del discorso sul Paese, il primo termine con un richiamo che – naturalmente – punta più all’Illuminismo e alla Rivoluzione Francese che al M5S, il secondo a simboleggiare i diritti fondamentali dell’uomo – primo tra tutti quello a vivere – così spesso brutalmente violati.

Il discorso, estremamente alto in termini di valori, pecca invece sulla spinta programmatica: gli unici highlights in tal senso si trovano infatti nei riferimenti ai “giovani” e al “lavoro”, per altro senza precise declinazioni.
Il Presidente Grasso, complice anche la delicatissima situazione del Senato rispetto a quella della Camera, ha quindi optato per un discorso più istituzionale e meno politico di quello della Boldrini, un discorso estremamente denso in termini di richiamo al dovere e in una certa misura al sacrificio, ma più povero in termini di spinta politica.

Volendo peccare di retroscenismo, un simile discorso così super partes potrebbe facilmente essere considerato un buon viatico per un rapido trasloco verso Palazzo Chigi o addirittura il Quirinale, o quantomeno per una disponibilità di Grasso – sarebbe eccessivo parlare di desiderio – in tal senso. In realtà, forse era il solo tenore possibile per un discorso in un’aula così frammentata e politicamente incandescente. Una prova di misura e prudenza che indubbiamente svela buone doti politiche da parte dell’ex-procuratore.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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