Il suicidio del Pd nel finale del “romanzo Quirinale”

Pubblicato il 18 Aprile 2013 alle 10:42 Autore: Gianluca Borrelli

L’alternativa quindi c’era, una alternativa che poteva davvero portare un governo del cambiamento come diceva Bersani, ma Bersani ha cambiato idea ed ha fatto quello che molti suoi elettori non volevano: ha abbracciato Berlusconi. Un abbraccio ovviamente mortale politicamente e che non trova spiegazioni razionali a primo acchitto.

Nessuno si illuda, con questa mossa Bersani ha tagliato qualsiasi ponte verso il M5S (e Grillo avrebbe buon gioco a chiudergli la porta in faccia dopo questa vicenda senza che nessuno possa criticarlo per questo) e si è alienato il consenso di gran parte della sua base elettorale, mettendo a rischio grave l’alleanza con SEL, ma soprattutto spaccando il partito stesso al proprio interno, portandolo sull’orlo dell’implosione.

Non può tornare indietro quindi Bersani, una volta eletto Marini DEVE formare un governo e l’unico che gli può dare i voti è Berlusconi. Chi dice che si eleggerà Marini per andare al voto non ha capito niente, la storia di Marini parla chiaramente.

Il prezzo si sa è altissimo, ed è principalmente politico ma chissà come mai si soffermano solo a pensare all’aspetto delle poltrone di governo.

Alcuni giovani del PD, come Pina Picerno, pensano sempre che fare un governo con dentro Brunetta e Sacconi li porterebbe alla fine. Si tranquillizzino, sono già finiti così, lo possono anche fare a questo punto il governo, pure con Gasparri e La Russa, tanto la frittata è fatta. Il problema non è di poltrone ma di programmi. Il programma di Bersani degli 8 punti diventerebbe carta straccia e l’unico risultato per Bersani sarebbe la meschina (miserabile suona meglio? Ora va più di moda da quelle parti) soddisfazione personale di diventare Premier senza però poter fare nulla, anche perché non c’è un solo motivo al mondo per il quale Berlusconi possa fare approvare una riforma della giustizia, tanto per citare un tema caldo, che non sia quella a lui gradita e completamente diversa da quella prospettata dal PD fino a ieri. Su questa come su tante altre cose i programmi non coincidono anzi sono esattamente contrapposti, come avevamo già osservato qui. Non potrebbe nemmeno farsi un governo solo per cambiare la legge elettorale, anche su questo tema il PD e il PDL hanno idee diverse. Un anno di governo Monti sarebbe dovuto bastare per capire che non è possibile fare nulla con una maggioranza con PD e PDL.

Sembrano tutti dimenticare che intese sulle riforme si sono già provate più volte con Berlusconi, e il centrosinistra ne è sempre uscito con le ossa rotte.

Non hanno idee in comune quasi su nulla. Quindi uno prenderà le poltrone (Bersani) e l’altro farà le leggi per sé e per le sue aziende (Berlusconi), forse concedendo qualche poltrona in più agli avidi ed insaziabili apparati del PD. Anche la CGIL voleva l’accordo a tutti i costi e infatti i deputati legati al sindacato voteranno tutti Marini ed in cambio continueranno ad avere i loro privilegi.

Insomma una volta intrapreso questo percorso il PD non potrà più tornare indietro, è in un vicolo cieco con le mani legate e con Berlusconi che punta un pugnale dietro la schiena e ordina la direzione dove andare. Il pugnale è il voto anticipato, che questo apparato del PD oramai all’ultimo giro di giostra vuole che venga il più in là possibile.

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L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
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