La Santanchè prima di essere falco

Pubblicato il 25 Agosto 2013 alle 17:07 Autore: Gabriele Maestri
santanche riforme

E pensare che, in piena campagna elettorale del 2008, poco prima che il neonato Pdl vincesse a mani basse, “Garnero Daniela nota Santanchè“, da candidata alla premiership per La Destra, intrattenne i cronisti parlamentari con una gentilezza da antologia del bon ton nei confronti di Silvio Berlusconi: “Lui è ossessionato da me. Tanto non gliela do…”.

Difficile, a prima vista, trovare molti elementi in comune (grinta e lingua tagliente a parte) con la Santanchè che oggi veste i panni del responsabile organizzativo proprio del Pdl e sembra diventata una delle maggiori protettrici di Berlusconi.

Gli è così vicino tanto che, nell’incontro fiume tenutosi ad Arcore ieri con tutti i fedelissimi della sua squadra politica, ha proposto addirittura un paragone degno degli antichi (e discussi) trascorsi cristologici del suo nuovo leader: “come Gesù anche tu, Presidente, hai voluto porgere l’altra guancia e te le hanno schiaffeggiate entrambe“. Ottenendo in premio l’unico momento ilare e (nemmeno troppo) sboccacciato del Cavaliere, “E’ vero, ma adesso questi da me vogliono ben altro…”, almeno stando agli ottimamente informati notisti politici dei maggiori quotidiani.

santanche berlusconi

Che differenza rispetto alla Santanchè del 2008, che alle agenzie dettava appelli ben diversi: “Donne, non date il voto a Silvio Berlusconi, lui ci vede solo orizzontali, mai verticali. Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare“. Parlava alle donne da donna, anche se era lei stessa a dire che “La verità è che piaccio alle donne perché sono un uomo” (tutte dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera, ove qualcuno volesse controllare).

Ora sembra lei stessa avere smesso i panni da donna o da uomo, preferendo altre categorie del regno animale. I cronisti la catalogano tra i “falchi”, in compagnia di Denis VerdiniDaniele Capezzone e altri duri e puri. Lei ha scelto per sé l’epiteto, piuttosto velenosetto, di “Pitonessa”, vedendosi come una femmina di serpente, senza pensare che in fondo “Pitonessa” in greco era la Πυθία, la “pizia”, ossia la sacerdotessa che a Delfi pronunciava gli oracoli in nome di Apollo.

La Garnero nota Santanchè, a dire il vero, non somiglia molto a una sacerdotessa, né si può dire che le sue parole siano fumose o confuse come quelle delle antiche Pizie. Si prenda, per dire, l’intervista che ha pubblicato stamattina Repubblica, in cui la pasionaria giura che il governo Letta ha le ore contate per scelta di un Berlusconi “mai così forte, tranquillo e determinato”. A Rodolfo Sala che notava come qualcuno non fosse certo che alla fine si fosse deciso per la fine dell’esecutivo, lei ha risposto definitiva: “”Se qualcuno tra noi pensa che lui non abbia ancora preso una decisione chiara e forte, allora vuol dire che non hanno capito. O forse che fanno finta di non capire“.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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