Epifani: “Segretario non sia per forza candidato premier”

Pubblicato il 7 Settembre 2013 alle 20:31 Autore: Gabriele Maestri

Cala il sipario sulla Festa democratica nazionale (mentre in giro per l’Italia eventi simili si sono già svolti o continuano) e a marcare l’ultimo giorno della kermesse è l’intervista di Lucia Annunziata al segretario del Pd Guglielmo Epifani.

Non è il momento più tranquillo per chi è chiamato a guidare il partito, con il rischio concreto che il governo presieduto da Enrico Letta cada nei prossimi giorni sulla discussione, in Giunta al Senato, sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore in base alla legge Severino.

Al segretario, dunque, tocca intervenire innanzitutto su questo: “Credo che il Governo debba esser messo in condizione di andare avanti, perché serve al paese. Se qualcuno decidesse di staccare la spina, credo se ne assumerà la responsabilità di fronte a tutto il paese e anche alla comunità internazionale”. Epifani fa i complimenti a Letta, ma per lui una cosa è certa: “Non possiamo andare avanti a lungo con questa fibrillazione per cui un giorno sembra che il Governo debba cadere e il giorno dopo che debba andare avanti, non si può farlo stare sulla graticola tutti i giorni”.

guglielmo epifani niente sconti a berlusconi

Nel caso malaugurato che Letta sia costretto alle dimissioni, per il segretario dem c’è un altro punto fermo: “Non si può tornare al voto con questa legge elettorale, anche perché rischiamo di ritrovarci magari di nuovo in una situazione di pareggio al Senato che impedirebbe quel Governo di cambiamento di cui avvertiamo la necessità”.

Esaurito l’argomento del governo, il fronte successivo è anche più spinoso, se possibile. Tocca infatti parlare del congresso e Epifani prova a dire la sua: “Io penso che servano due o tre cambiamenti delle nostre regole: il primo riguarda la figura del segretario, se debba essere automaticamente anche il candidato alla guida del Governo. Io penso che a noi convenga avere un segretario di alto profilo e livello che segue il partito e che può essere candidato alle primarie ma senza automatismi, che ci danno un problema in più e una flessibilità in meno”.

Un altro cambiamento, stavolta più radicale, dovrebbe portare all’inversione del percorso congressuale, facendo precedere il voto sul segretario dai voti sulle articolazioni locali: “Dobbiamo invertire il percorso – spiega Epifani, andando incontro a esigenze manifestate da vari dirigenti locali – non solo perché il 70% del Comuni vota in primavera ma anche perché penso che i congressi debbano avere uno svolgimento dal basso verso l’alto. A me non piace il contrario”.

Tutto questo, però, dovrà essere deciso all’assemblea nazionale dal 20 al 22 settembre e qui c’è il nodo della data, che interessa particolarmente Matteo Renzi e altri. “E’ giusto che l’assemblea nazionale, oltre che fissare le regole, fissi anche la data e il percorso congressuale – dichiara Epifani -. Spero che l’assemblea sia in condizione di chiudere l’accordo sulle regole, di fissare i tempi e il percorso del nostro congresso perché abbiamo bisogno di certezze”.

Per Epifani, il risultato finale da auspicare sarebbe “avere un partito che insieme, dentro una discussione in cui non contano solo le persone ma anche i progetti che si presentano, resta unito, plurale e con un segretario che alla fine sarà il segretario di tutti i democratici e le democratiche italiane”.

(Per continuare a leggere clicca su “2”)

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →