Senato, M5S cancella immigrazione clandestina

Pubblicato il 9 Ottobre 2013 alle 20:19 Autore: Gabriele Maestri
clandestini della Libia

Senato, M5S cancella immigrazione clandestina

(09/10/2013) Prima risposta della politica dopo la tragedia di Lampedusa. La commissione Giustizia del Senato ha approvato un emendamento di M5S (a firma di Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi) che abolisce il reato di immigrazione clandestina.

Si tratta ovviamente solo di un primo passaggio, su cui in aula l’assemblea del Senato potrebbe ritornare (i numeri potrebbero non corrispondere o non mantenersi sul plenum dei senatori). In più, il MoVimento precisa che l’abrogazione del solo reato di clandestinità non cancella tutte le altre fattispecie di reato connesse che sono inserite all’interno della “legge Bossi-Fini” e che riguardano l’immigrazione, così come tutti i procedimenti per l’espulsione non vengono toccati. 

Maurizio Buccarella

Reagisce male la Lega Nord, strenua sostenitrice di quella norma: “L’abolizione del reato di immigrazione clandestina è una vergogna. E’ un messaggio che lanciato in questo momento può destabilizzare la sicurezza e i flussi migratori verso il Paese. Ci batteremo in Aula per reintrodurre il reato di immigrazione clandestina. Il ministro Alfano e tutto il Pdl siano coerenti con quanto hanno fatto e detto fino ad oggi e pongano rimedio a questo grave errore anche perché l’introduzione del reato di clandestinità era stato approvato, anche con i loro voti, nella scorsa legislatura” dichiara il leghista Massimo Bitonci.

Da valutare l’atteggiamento della maggioranza sul tema: proprio oggi a Lampedusa Enrico Letta aveva parlato di “vergogna” nell’apprendere che i sopravvissuti alla tragedia erano stati indagati d’ufficio per immigrazione clandestina. Il Pdl nel 2009 però non ha certo votato senza convinzione la norma che prevede quel reato, per cui non è affatto scontato che l’idea di Letta sia condivisa.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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