Legge elettorale: il Porcellum cadrà grazie a Calderoli?

Pubblicato il 13 Novembre 2013 alle 11:04 Autore: Gabriele Maestri
termometro finanziario

E così, alla fine, l’estensore del Porcellum potrebbe diventare – in una sorta di teatro dell’assurdo – il suo stesso sicario. Perché la settimana prossima la commissione Affari costituzionali del Senato dovrà votare sulla proposta di Roberto Calderoli di ritornare, almeno come clausola di salvaguardia, al Mattarellum, la legge elettorale in vigore fino al 2005 che proprio lui aveva contribuito a mandare in soffitta con il sistema oggi in vigore e che praticamente nessuno è disposto a difendere.

La questione diventa di estrema attualità, dopo che ieri la stessa commissione aveva bocciato per un soffio l’ordine del giorno di Pd, Sel ed Sc che proponeva il doppio turno di coalizione. I voti a favore erano 11, i contrari espressi erano 10 (degli esponenti di Pdl, Lega e Gal); al Senato però la maggioranza si calcola su tutti i partecipanti alla votazione, compresi gli astenuti (che votano ma non si esprimono) e le 5 astensioni di M5S e del gruppo Autonomie hanno affondato la proposta del doppio turno.

roberto calderoli

Sempre ieri il Capo dello Stato aveva di nuovo invitato a fare presto, a trovare una soluzione in fretta per evitare che tocchi alla Corte costituzionale intervenire sul Porcellum, magari dichiarando incostituzionale il premio di maggioranza su cui ha indirizzato varie critiche negli ultimi anni. Non è affatto scontato che la Consulta intervenga (vari costituzionalisti la pensano così), ma Napolitano vorrebbe che la politica trovasse una soluzione entro il 3 dicembre, per scongiurare ogni “commissariamento” delle Camere sul tema. “La discussione – ha detto – non è finita. Non si è gettata la spugna… Ci vorrebbe un briciolo di senso di responsabilità”.

napolitano

Dopo la bocciatura di ieri, i Democratici hanno chiesto e ottenuto che della legge elettorale si riparli da mercoledì prossimo: sarà l’ufficio di presidenza della commissione a decidere le nuove tappe della riforma. Nel frattempo, il consiglio nazionale del Pdl (ammesso che non sia rinviato, come qualcuno chiede) potrebbe avere chiarito le idee alla futura Forza Italia e ai suoi aderenti: è lo stesso Fabrizio Cicchitto a dichiarare che “La vita del Governo e la tenuta dei partiti che lo sostengono discendono dal fatto che facciamo questa benedetta riforma istituzionale e che cambiamo questa legge elettorale. Non so quale possa essere la via, ma ci giochiamo una tenuta rispetto al paese”.

cicchitto

Anche il Pd, però, ha bisogno di chiarirsi. Bocciata la sua proposta, ora dovrà necessariamente riflettere sull’ordine del giorno di Calderoli (che avrebbe già il favore di Sel e Sc) di ripristinare come “clausola di salvaguardia” il Mattarellum, sia pure “con gli opportuni adattamenti”, cioè con un nuovo disegno dei collegi uninominali in base ai dati dell’ultimo censimento e con la previsione, per la Camera, di “una modalità di voto unica sia per il candidato nel collegio uninominale sia per la lista di candidati ad esso collegata nella quota proporzionale”.

La proposta di Calderoli, da un certo punto di vista, ricalca la battaglia che da mesi Roberto Giachetti porta avanti da vicepresidente della Camera e da non violento. Giunto al 37° giorno di sciopero della fame, ieri ha definito la bocciatura del doppio turno e il rinvio di una settimana “uno spettacolo umiliante per le Istituzioni e irriguardoso nei confronti degli elettori”, perché si sarebbe potuto evitare iniziando il ritorno al Matterellum alla Camera (con numeri più sicuri) e perché da lunedì il Senato sarà monopolizzato dalla discussione sulla legge di stabilità. Per parte sua, Calderoli avverte: “Se viene bocciato il mio odg, sul Porcellum ci sarà il timbro del Pd“.

roberto_giachetti

Nel Pd però si insiste a non voler dare il ritorno al sistema misto come prima ipotesi: “Il Mattarellum – ha detto la senatrice renziana Rosa Maria Di Giorgi – non può che essere l’extrema ratio, davvero la clausola di salvaguardia ove non si riesca a trovare un accordo su una nuova legge elettorale, ma non l’obiettivo principale di chi aspira a dare governabilità e stabilità al Paese”.

Se la situazione non si sbloccasse, c’è chi ha ipotizzato anche un’iniziativa del governo. Potrebbe averne parlato Letta ieri durante un colloquio con Napolitano al Quirinale e potrebbe esserci davvero un intervento qualora siano le Camere a chiederlo. Se però un’alzata di scudi da più parti ha accolto l’ipotesi del decreto-legge (non è mai avvenuto e sarebbe costituzionalmenterischioso), il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello non esclude che si arrivi alla presentazione di un disegno di legge.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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