Una analisi delle primarie PD

Pubblicato il 14 Dicembre 2013 alle 17:39 Autore: Gianni Balduzzi
Una analisi delle primarie PD

Una analisi delle primarie PD. Come era previsto e forse ancora più ampiamente di quanto fosse previsto, Matteo Renzi ha vinto le primarie PD.

Dopo giorni di attesa finalmente il PD ha rilasciato i dati completi e ufficiali delle elezioni, anche se solo con dettaglio regionale, e non provinciale.
E’ possibile quindi fare una analisi dei risultati per ogni candidato, visto che una mappa sul primo classificato vedrebbe un colore uniforme, avendo vinto Renzi in ogni regione. Ma come ha vinto e dove di più?

Di seguito la distribuzione del voto a Renzi e la differenza tra il voto alle primarie aperte e il voto dei congressi (Renzi è paragonato al valore Renzi+Pittella in quanto quest’ultimo aveva dichiarato il proprio appoggio al sindaco di Firenze):

<

Si può osservare che è proprio nelle regioni rosse che ottiene più consensi, con valori anche superiori al 75%, vi si scorge la volontà del popolo di sinistra di avere finalmente un leader vincente, esigenza che supera la fedeltà alle idee più ortodosse del partito. E’ più debole al Sud dove Cuperlo ottiene più voti, e meno non iscritti hanno votato. Nel confronto con i congressi l’aumento più sostanzioso di voti è proprio nelle regioni rosse appunto dove l’affluenza di semplici elettori è stata maggiore, ma c’è un aumento ovunque, tranne che in Basilicata dove evidentemente i voti a Pittella non si sono riversati tutti su Renzi.

Vediamo le performances di Cuperlo:

E’ un consenso decisamente meridionalista, soprattutto lucano, calabro e siciliano, l’unica provincia non andata a Renzi è infatti Enna, dove domina Crisafulli, che ha indirizzato il voto per Cuperlo. In queste aree c’è stato anche il voto di pochi non iscritti, e il controllo del consenso da parte dei dirigenti locali è certamente più forte. Rispetto ai congressi Cuperlo è in calo ovunque, ma soprattutto in Emilia, Toscana, Umbria, in cui è maggiore il distacco tra la volontà degli iscritti (che in Emilia avevano addirittura fatto vincere Cuperlo) e dei semplici simpatizzanti. Un segnale degno di nota in quanto proveniente da terre tradizionalment emolto fedeli

Siamo al terzo incomodo, Civati, che sembrava il perfetto outsider, l’uomo che poteva riservare delle sorprese, ma alla fine è arrivato ultimo, piazzandosi appena sopra il risultato di Marino del 2009:

 

Civati supera Cuperlo e si piazza al secondo posto al Nord, ma raggiunge il 20% solo in Trentino e Val d’Aosta, e va relativamente bene nei grandi centri urbani, anche a Roma, tanto che nel Lazio ha consensi anche superiori al Piemonte, per esempio. Non si fa molto notare al Sud, tranne che in Sardegna, e in alcune regioni rimane anche sotto il 10%. Rispetto al voto nei congressi c’è un generale aumento (tranne che nelle Marche, in Trentino e Val d’Aosta, probabilmente per voti andati a Renzi), ma non così massiccio e da mobilitazione popolare come sperato, il progresso è dimeno del 4% in Lombardia, meno dell’1% in Veneto, e si avvicina al 10% solo nel Lazio.

In generale tra il voto dei congressi e delle primarie le differenze sono state notevoli, decisamente superiore alle differenze, molto ridotte, tra voto di iscritti e primarie aperte del 2009. Un fatto che certamente dipende anche dal calo molto marcato del numero degli iscritti al PD che ha pagato la disaffezione dalla politica come e più degli altri partiti. Di seguito un grafico che esemplifica il crollo degli iscritti dai tempi di DS e Margherita da un milione a 250 mila.

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
Tutti gli articoli di Gianni Balduzzi →