Le dimissioni di Oscar Giannino

Pubblicato il 22 Febbraio 2013 alle 10:29 Autore: Federico De Lucia

La vicenda del master fasullo è oggettivamente un brutto, bruttissimo colpo per Oscar Giannino. Lo sforzo organizzativo di cui Fare per Fermare il Declino ha dato prova nel corso degli ultimi due mesi rischia di essere vanificato di colpo, per un fatto che, se in assoluto pare veniale (quasi folcloristico, visto il personaggio), applicato ad un soggetto politico che della trasparenza e del merito fa le sue bandiere diventa un peccato mortale.

Nell’intervista rilasciata a Daria Bignardi Giannino ha finalmente chiarito a tutti come stanno effettivamente le cose: si è trattato di vere e proprie menzogne, premeditate e sistematicamente ripetute da trent’anni. Sebbene non vi sia alcunché di rilevante dal punto di vista giudiziario, perché i presunti titoli di studio non sono stati inseriti in alcun curriculum ufficiale, è indubbio che l’immagine di Giannino ne esca nettamente oscurata. Il giornalista, da parte sua, è in queste ore interamente dedito ad evitare che il suo nuovo partito venga coinvolto da questa vicenda. Ci riuscirà?

A rigore di logica, le idee che un movimento professa restano le stesse a prescindere da chi ne è il portavoce: ma è inutile dire che quando un partito, per di più nuovissimo, è rappresentato nei mezzi di comunicazione da una sola persona, la quasi totalità della popolazione finisce per identificarlo con essa. Inevitabilmente, le ripercussioni saranno pertanto gravissime. Il partito, dopo aver iniziato in sordina la campagna elettorale, si era fatto largo grazie alle sempre scoppiettanti apparizioni televisive del suo Presidente, alla sua oratoria puntuta ed esplicita, alla sua capacità di cogliere sempre sul vivo l’interlocutore. In alcuni contesti del paese, ed in particolare nel Nord produttivo sconsolato per il mancato mantenimento delle promesse dell’accoppiata Berlusconi-Lega, Giannino sembrava aver letteralmente sfondato.

oscar

Per certi versi, rappresentava una riedizione aggiornata e rabbiosa della promessa di rivoluzione liberale del 1994. La prova più evidente della sua crescita è venuta da Berlusconi, il cui comportamento costituisce, in questi casi, un indicatore infallibile. Se è vero che Giannino è un concorrente d’area, farne anche solo accenno è assolutamente nefasto fino a che esso rimane nell’ombra e riesce ad interessare pochi. Il fatto che il Cavaliere abbia deciso di parlarne in pubblico (prima chiedendogli il ritiro, poi accusandolo, ora sbeffeggiandolo) è un segno inequivocabile che i sondaggi in suo possesso dessero il movimento ultraliberista in rapida ascesa, almeno in alcune zone. Si pensi, in particolare, alla Lombardia, dove Fermare il Declino presenta anche un candidato alle regionali. Si pensi anche a quanto è decisivo, per Berlusconi, ottenere il premio di maggioranza regionale al Senato in Lombardia e Veneto. Giannino aveva risposto a tono alle sollecitazioni di Berlusconi, rispedendo al mittente l’offerta di ritiro ed anzi inasprendo le accuse e le critiche all’ex premier, per mostrare come fosse assolutamente giustificato il timore di quest’ultimo di perdere a causa sua. L’esperimento sembrava riuscire alla perfezione, quando ecco piovere dal cielo le accuse di Zingales.

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