Renzi vuole sbancare: premio alla lista per governare senza alleati

Pubblicato il 22 Ottobre 2014 alle 15:23 Autore: Antonio Atte
renzi senato

Renzi è un populista”. Firmato: Silvio Berlusconi. Il padrone della tv italiana ha assistito alle recenti scorribande televisive del premier, ospite a Virus su Rai2, a Quinta Colonna su Rete4 e a Pomeriggio Cinque, nel salotto buono di casa presieduto da madama D’Urso. E ha deciso che era il momento di passare al contrattacco, pungolato da chi nel partito lamentava la linea soft adottata da FI nei confronti del sindaco d’Italia.

Ecco quindi l’intervista al Tg5 delle venti di ieri, dopo giorni di silenzio e di assenza dal piccolo schermo. L’ex premier ci tiene a far sapere che Forza Italia è viva e lotta insieme a noi, e che l’idea di mettere in soffitta la sua creatura politica è “un’assurdità”. Anzi, “davvero una stupidaggine”. Poi sferza Renzi, stroncando la politica economica dell’esecutivo. “Un revival delle nostre ricette”, “condito con un po’ di populismo e presentato con grande abilità” dal leader democratico, che “con una mano ha dato gli 80 euro a qualcuno” e “con l’altra ha aumentato le tasse sulle case, sui negozi, sui capannoni e anche sui risparmi a tutti”.

renzi berlusconi

Se con la legge di Stabilità, afferma Berlusconi, “siamo davvero sulla strada sbagliata”, la porta resta aperta invece per quella elettorale. “Con Renzi – dice – troveremo una soluzione equilibrata che vada bene a entrambi e che guardi all’interesse del Paese e non a quello dei singoli partiti”. I due potrebbero incontrarsi già la settimana prossima per discutere dell’Italicum, che Berlusconi vorrebbe mantenere intatto, senza stravolgere gli accordi del Nazareno. L’ultima idea di Renzi però è quella di assegnare il premio di maggioranza alla singola lista e non alla coalizione, mossa che gli consentirebbe di ottenere percentuali quasi bulgare e governare senza alleati. Andando alle urne con l’Italicum – sia nella versione originale con premio alla coalizione, sia in quella con premio alla lista – il Pd farebbe incetta di seggi alla Camera: 340. Il Senato, trasformato in Camera delle autonomie, non andrebbe preso in considerazione.

Gli ultimi sondaggi Piepoli danno il Pd intorno al 41%. Se è vero, come si vocifera, che nei progetti di Renzi c’è il voto anticipato in primavera, alle urne in quel caso si andrebbe quasi certamente con il Consultellum, il proporzionale con sbarramento al 4% ridisegnato dalla Consulta. L’opzione più rischiosa per il Pd, che comunque con questi numeri otterrebbe circa 270 seggi alla Camera.

Un terzo scenario è rappresentato da un clamoroso ritorno al Mattarellum. Il vecchio sistema potrebbe dare al Pd qualcosa come 500 seggi, relegando le opposizioni al ruolo di belle statuine. Per usare una geniale metafora del Corrado Guzzanti/Bertinotti, “è come giocare a Risiko quando ti sono rimasti due carrarmati in Jacuzia e gli altri giocatori hanno già preso tutti i continenti. Sai che non puoi vincere, te ne vorresti tornare a casa, ma sei costretto a restare altre due ore per fargli finire la partita”. Solo che all’epoca il comico si riferiva al Pd di Veltroni, bastonato alle urne nel 2008. Mentre oggi è il Pd a fare la parte del leone. Altri tempi.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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