Mineo: “Presa partitocratica sul Parlamento è una vergogna”. “Pronto a ricucire con il Pd”

Pubblicato il 13 Giugno 2014 alle 10:41 Autore: Carmela Adinolfi
Corradino Mineo jobs act

”Vorrei chiarire che in nessun momento, in commissione Affari costituzionali, ho paralizzato la riforma del Senato, non ho neanche mai votato in modo tale da fermare questa riforma del Senato, e nessuno dei senatori Tocci, Casson o Chiti hanno fatto qualcosa del genere: nostri veti non ce ne sono stati”. Ci tiene così a fare chiarezza Corradino Mineo, ospite stamattina di Agorà, su Rai Tre. Continua, infatti, a suon di dichiarazioni a mezzo stampa la battaglia tutta interna al Pd  fra il senatore dem e l’ala renziana del Partito Democratico, in seguito alla sostituzione dello stesso Mineo in commissione Affari Costituzionali e all’autosospensione di altri 13 senatori in segno di protesta.

renzi arbitro

Solo ieri sera, il premier Matteo Renzi, di ritorno dal tour asiatico in Vietnam, Cina e Kazakistan, aveva dichiarato: “Non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese a Mineo”. Non si è fatta attendere la risposta del senatore, ex giornalista Rai, che dalla sua pagina Facebook scrive:  “Il Paese ha trovato un premier giovane, volitivo, che sa fare politica e vuol salvare l’Italia”. “È suo l’onere del governo – aggiunge Mineo riferendosi a Renzi – davvero non capisco perché si sia voluto alzare questo polverone. Nessuna delle giustificazioni addotte, sempre a mezzo stampa, regge neanche un pò. Renzi ha detto contano i voti non i veti. Vero. Molti italiani hanno votato per Renzi, ma io non ho mai posto un veto. Non c’è un solo provvedimento che sia finito nella palude per colpa di Mineo o di uno due firmatari della proposta Chiti. Sfido chiunque a dimostrare il contrario” conclude il senatore dem. 

boschi

”Questa personalizzazione contro di me, temo voglia nascondere degli errori – ha ribadito il senatore Mineo stamani intervistato ad Agorà, scagliandosi nuovamente contro il collega Luigi Zanda e il ministro per le riforme Maria Elena Boschi, titolare della bozza di riforma del senato a firma Pd. “I primi errori li ha fatti palesemente il capogruppo Zanda, che ha sottovaluto un dissenso, non lo ha considerato e ha fatto finta che fosse risolto a colpi di finte votazioni, raccontando oggi che ce ne sono state 117″ attacca l’ex giornalista. “Renzi non può aprire tavoli solo con Berlusconi e Calderoli” sulle riforme, ha chiarito il senatore del Pd. E sul testo di riforma di Palazzo Madama ha aggiunto: “è necessaria una legge elettorale in cui l’elettore ha la possibilità di scegliere chi eleggere. Qualsiasi tipo di listino bloccato o cose del genere sputtanano la democrazia

Nessuna chiusura definitiva ma piena disponibilità al confronto con il partito, assicura Mineo, che si dice pronto a “ricucire”: “Se il partito si rende conto dell’errore commesso e vuole ricucire, io ne sarò ben lieto. Ricucire significa accettare che i parlamentari possano sostenere la loro posizione, anche perché in aula parla il capogruppo e tutti gli altri sono destinati a interventi di fine seduta: c’è una presa partitocratica sul Parlamento che è una vergogna“. Io non mi faccio usare come una pedina” ha concluso Mineo, commentando la vicenda Mose.

Carmela Adinolfi

 

 

 

L'autore: Carmela Adinolfi

Classe '89. Una laurea triennale in comunicazione e una specializzazione in Semiotica all'Alma Mater Studiorum. Da Salerno a Perugia, passando per Bologna. Esperta in comunicazione politica, ha approfondito l'ascesa al potere di Matteo Renzi. Interessi: dal marketing alla comunicazione politica fino alle nuove forme di giornalismo digitale. Scrive per Termometro Politico e si allena per diventare giornalista.
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