La storia di Guido – Primo appuntamento

Pubblicato il 26 Marzo 2020 alle 19:22 Autore: Nicolò Zuliani

Un primo appuntamento che vale una vita, letteralmente.

La storia di Guido – Primo appuntamento


Ciclo I (la paura): – – – – – – – – –
Ciclo II (primo appuntamento): – –

«Dato che ieri sera Guido aveva tanto da ridire, perché non sentiamo il suo primo appuntamento?» fa Rosa, tamburellando sulla testa di Elettra.
«E vai, 50 sfumature di grigio versione anni ‘80» fa Gaia «Mi facevo il frisèe, se lo sapevo.»
«Dobbiamo proprio?» geme Consuelo, rivolta verso Andrea.

«N-no, se non vuoi ascoltiamo qualcun altro» le sorride lui, tirando su la schiena «Potremmo ascoltare…»
«Taci e ascolta» dice Guido, incrociando le mani «È il 1988, nella terrazza del Carlton a Montecarlo c’è un’orchestra da dodici persone e gente che balla. Si festeggia il compleanno di uno a cui il protagonista ha pulito bei miliardi, e non voleva nemmeno andarci. Poi la vede attaccata al braccio di uno degli avvocatucoli democristiani, quelli che ci credono, che vanno in chiesa, e poi se lo prendono dietro in tutti i sensi.

Lei aveva vent’anni appena, più curve del circuito di Nurburgring, capelli di fuoco, lentiggini e gli occhi di una che non vuole mai dover tirare fuori un accendino. Il protagonista s’informa, è figlia di un commerciante di cotone, soldi freschi da legittimare con qualche nome che conta e introdurla nell’ambiente. Si tira appresso quell’idiota di marito come il calice di vino gli imbarazzati, ci siamo? A lui basta un cenno e si fa presentare dal padrone di casa che quasi scodinzola. Quando le fa il baciamano e la guarda negli occhi sa tutto quello che serve.

Aspetta il marito si giri a parlare con qualche mezza cartuccia come lui, la vede andare verso la finestra con una sigaretta. Le dice che ci sono posti molto più divertenti di quello, lei tira un’occhiata verso i manichini dentro che chiocciano e gli chiede di mostrarglieli. Lui fa un paio di telefonate, cinque minuti dopo stanno su una F40 che tira verso il porto.

Io devo essere a casa per mezzanotte, dice lei, e non ci crede.
Sarà dura convincerti a tornare domenica, risponde lui.

Alle donne piace avere paura. È alle vecchie che spaventa, ma le vecchie ve le potete tenere. Il mondo è dei coraggiosi, piccoli cialtroncelli. Dei coraggiosi e dei pazzi. Tira i 200 sulla Kennedy, arrivano e il marinaio sta impettito che manco davanti a un ammiraglio, ve lo dico io. Lei scoppia a ridere, dice che doveva immaginarselo, si toglie le scarpe e salta a bordo del primo Riva della sua vita, pelle azzurra e bianca, un telaio lucido che pare fatto di marmo. Si distende come Grace Kelly, lui le si siede di fianco.

L’aria sa di salsedine, rosmarino e follia, fanno i trenta nodi con lei dietro che grida come un mandriano su un puledro senza sapere niente, nemmeno il mio nome, nemmeno la meta. Costa Plana, Saint Laurent, il faro sull’Isoletta, Cap Roux, ormeggiano a Cap Ferrat. Lei scende sul molo come Atena torna dalla caccia, scalza, scarmigliata, eccitata e stupenda. Si butta i tacchi sulle spalle, ride, ubriaca di vita, di vento, di una libertà selvaggia e famelica.

E adesso, chiede.

Mangiano il pesce più buono che possiate immaginare in un ristorante sul porto, non so se c’è ancora, è dove Dean Martin prese a pugni il maitre. L’intero Mediterraneo davanti, la luna che si riflette sul caviale e le frasi che parlano solo di futuro. Sono viaggiatori del tempo, quei due. Si saltano addosso con gli occhi, ma è ancora presto. Non è nemmeno mezzanotte, e solo i perdenti portano a letto una donna prima di mezzanotte. Barcollano sul porto tra il tintinnare degli alberi delle barche e uno scirocco caldo, si raccontano i loro sogni, le loro speranze, i loro progetti, le loro domande.

Al mattino lei è sulla terrazza dell’albergo così come mamma l’ha fatta, tiene i capelli legati con la cravatta di lui e guarda la spiaggia. Il cameriere lascia il carrello della colazione vicino al letto, fuori i gabbiani ridono con lei quando dice che non ha nemmeno un costume da bagno. Hai tutto quello che vuoi, risponde lui, e fino a domenica sera è proprio così.

Poi non si rivedono mai più.

Lui la cerca per un po’, lei sparisce. Lascia il marito, lascia Milano e tutto quell’ambiente in cui voleva entrare. Scompare nel nulla e nonostante i contatti, gli agganci e i favori, il protagonista non rivedrà mai più quella donna. La risentirà una volta sola, tanti, tanti anni dopo.»

«Gesù» mormora Clelia «Gesù Dio.»
«Sai cosa mi fa veramente schifo di te, vecchio?» dice Consuelo «Sei come guardare un’aiola calpestata. Hai distrutto il poco di bello che avevi, adesso sei un rottame con due soldi da parte.»

«Forza, forza, adesso tocca a voi» dice Guido, battendo le mani con un sorriso divertito «Andrea, racconta al nonno le tue fornicazioni in qualche bettola di Londra, cittadino del mondo. O magari a Berlino, eh? Oppure… aspetta, ci sono: Barcellona, in mezzo a grottesche vacche neolaureate che hanno preso lezioni di stile da quattro sceme americane. Dimmi della poesia della Ciudad, Consuelo. La Ciudad, dai, raccontami la poesia su Instagram, forza, anzi; passa direttamente alla parte dove smarchetti con quelli della mia età per pagarti gli assorbenti.»

«Ma perché ce l’hai con me?!» sbotta Consuelo, scattando in piedi «Cosa t’ho fatto?! Non mi tocchi, non mi fai toccare, passi le giornate a insultarmi e a guardarmi come se fossi u-una… forse c’è un motivo se quella donna non t’ha più cercato, sai, schifo d’un fossile?»

Xeni appoggia dieci Rusty nail sul tavolo, ognuno con una scorza di limone. Ne prende uno, lo mette in mano a Guido. Fa per parlare, ma torna dietro il bancone.

«Che t’ha detto, quando ha telefonato?» fa Rosa.
«Niente che vi riguardi.»
«Che era incinta» dice Jackson.
«Stàzitto, tu» ringhia Guido «Zitto, capito? Non ti pago p-
Jackson si gira verso Consuelo: «Sei sua figlia, stupida.»

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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