Bocciati e ripescati: le decisioni sui simboli dei partiti
[ad]Più pubblicizzate le sostituzioni dei simboli della Lega Nord (è bastato togliere la maiuscola alla «M» centrale nel nome «TreMonti») e del “Partito Pirata” di cui è portavoce Marco Marsili: richiesto dal Ministero di togliere la vela nera e la denominazione «Partito pirata» – spettanti, in base a due ordinanze cautelari emesse lo scorso anno dal Tribunale di Milano – Marsili ha tolto la vela, ingrandito il jolly roger (il teschio con le due sciabole) e sostituito la dicitura precedente con «I Pirati», senza che questo possa creare ulteriori problemi di confondibilità con il Partito pirata “ufficiale”. Dopo la bocciatura del simbolo dell’epoca di Rauti (ricordava troppo una fiamma?), presenta un emblema del tutto diverso il Movimento idea sociale di Raffaele Bruno, per l’occasione ribattezzato «Rifondazione missina italiana» e simboleggiato dalla silhouette dell’Italia al centro di uno sfondo circolare di una bandiera tricolore sfumata ai bordi; qualcosa di simile fa anche Forza Italiani, che butta denominazione, bandiera nazionale al vento e arcobaleno per la dicitura «Riscossa nazionale» e il tricolore disposto su tre cerchi, leggermente sovrapposti.
La lista Noi consumatori – Liberi da Equitalia, alleata con il centrodestra, ha aggirato il divieto di uso di marchio (e i sospetti di un’istigazione all’evasione fiscale che avevano fatto bocciare anche No Gerit Equitalia e Forza evasori – Stato ladro, definitivamente esclusi) con l’espressione «Liberi per una Italia Equa» (inizialmente si era detto «Equa Italia», ma non dev’essere bastato ai funzionari) e assicurando la propria collocazione politica con un piccolo ma percettibile arcobalenino tricolore. Da ultimo, sono stati rimossi i simboli religiosi presenti in alcuni contrassegni: via dunque il sacro cuore da Militia Christi (è rimasta solo la versione con l’ancora), nonché la croce greca da Consortio vitae, da No alla chiusura degli ospedali (anche se a rigore era un segno sanitario e non religioso) e da Rsi Nuova Italia. Quest’ultimo caso, peraltro, interessa anche sotto un altro profilo nello studio dei simboli dei partiti, visto che nel nuovo emblema non solo manca la croce latina che era presente prima, ma al posto di «Rsi» è scritto «Una» e non c’è nemmeno più traccia dell’aquila che era parte dello stemma della Repubblica di Salò (ora resa, come idea, solo da due strisce tricolori che danno l’impressione delle ali spiegate): segno, a quanto pare, che anche quei due elementi sono stati considerati in violazione della XII disposizione finale della Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista. L’interpretazione sembra un po’ lata, anche alla luce dell’interpretazione restrittiva che si dovrebbe dare della fattispecie (anche perché è da vedere che l’aquila, in quella rappresentazione, fosse davvero un’immagine di stampo fascista), ma il fatto che sia stata accettata la sostituzione rende meno problematico il caso.