D’Alema a Renzi: “Il congresso non è chiuso”

Pubblicato il 14 Novembre 2013 alle 11:06 Autore: Gabriele Maestri
Governo, D'Alema sulla staffetta di ieri e di oggi

Nessuno sa di quante certezze possa disporre Massimo D’Alema, ma tra queste ce n’è sicuramente una: la partita congressuale non è affatto chiusa. Tradotto, significa che per l’ex segretario Matteo Renzi non ha già vinto in partenza e Gianni Cuperlo può ancora giocarsela.

Intervistato dall’Unità, D’Alema nega espressamente che i giochi siano già fatti a favore del sindaco di Firenze: “Si è dimostrata una grande vitalità nell’andare contro corrente. C’è una parte significativa del Pd, e in essa tanti giovani, che sostiene Cuperlo con passione e che non si è piegata a questa campagna mediatica. E comunque, se Renzi dovesse diventare segretario, si troverà a gestire un partito che in buona parte dovrà convincere. Non potrà pensare di impadronirsi di un partito che in una certa misura lo osteggia”.

d'alema a renzi

Per l’ex presidente del partito, Renzi dovrà “avere la saggezza di rappresentare un mondo più vasto” e spera che il consenso in suo favore non sia plebiscitario, “altrimenti può esserci il rischio che una parte del Pd non si senta più nelle condizioni di viverci dentro“. Appena si materializza lo spettro della scissione, però, D’Alema getta acqua sul fuoco, senza rinunciare a un po’ di veleno: “Nessuna scissione. La gente se ne può andare a casa anche silenziosamente. Se ci sarà un’emorragia di iscritti, sarebbe un problema serio. Poi i gazebo chi li smonta, Flavio Briatore?”.

L’endorsement di Carlo De Benedetti a favore di Renzi non è stato particolarmente gradito e D’Alema lo fa nemmeno troppo velatamente: “Quella scelta è coerente con la linea del suo giornale. C’è uno schieramento del potere economico e dei mass media a favore di Renzi che è impressionante. C’è chi ritiene che sia la persona giusta per liquidare ciò che resta della sinistra italiana, che certi poteri hanno sempre guardato con avversione. E poi c’è chi ritiene che Renzi vada bene perché ci fa vincere. Ma ci fa vincere che cosa? Non stiamo andando alle elezioni, non scegliamo il candidato premier».

de benedetti d'alema a renzi

D’Alema torna anche sui temi-ritornello della campagna di Cuperlo, a partire dall’incompatibilità tra la segreteria e l’incarico di sindaco (“Un segretario di partito deve superare gli interessi di una città, deve essere capace di fare scelte che incidano e parlino a tutti. C’è il rischio che Renzi sia costretto a venire meno ai suoi impegni”) e attacca le regole congressuali: “E’ stato sbagliato potersi iscrivere fino al momento del voto. Non succede in nessun partito. Da noi succede perché, sotto la pressione esterna, sembrava volessimo compiere un atto di chiusura”.

E’ negativo invece il giudizio sulla scelta di Romano Prodi di non votare alle primarie: “Non riesco a capire: diversi di noi hanno posizioni critiche o ragioni di amarezza personale, ma non credo che questo giustifichi il fatto di non andare a votare per il proprio partito”. E sulla legge elettorale, D’Alema dice: “Non sono un fan della legge Mattarella, tuttavia non possiamo negare che questa legge ha promosso il bipolarismo in Italia. Dal lungo dibattito alla ricerca di una soluzione alternativa per ora non è emerso nulla di concreto. Questa proposta ha almeno il vantaggio di evitare il puro e semplice ritorno al proporzionale, che sarebbe un passo indietro inaccettabile”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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