Primarie e regolamenti: una polemica sterile?

Pubblicato il 27 Settembre 2012 alle 18:08 Autore: Giuseppe Colasanto

Vale la pena di parlare delle regole delle Primarie? Non passa giorno senza che militanti, blogger, opinionisti e semplici utenti dei più diffusi social network esprimano legittimamente il proprio parere a proposito di quali regole il Pd debba adottare – e sottoporre agli alleati – per organizzare le primarie. Il punto è che tale discussione è –almeno in parte – influenzata da affermazioni non corrette.

Probabilmente, sarebbe stato meglio stabilirle per tempo, a luglio, quando il segretario Bersani ha “liberalizzato” le primarie, rinunciando all’esclusività garantita dall’articolo 18 dello Statuto del partito. Già allora erano certe le candidature di Vendola e Renzi, già allora si poteva chiudere il discorso delle regole e passare a quello dei contenuti. L’obiezione del “non si conosce ancora la legge elettorale” (quindi, non c’è ancora una coalizione, non sappiamo se servirà o meno averla), sta in piedi fino ad un certo punto.

 

Perché da un lato, il “campo dei progressisti” da organizzare non può prescindere da una serie di alleanze sia con i partiti minori (Psi in primis, ma anche l’ApI di Rutelli), sia con il partito di Vendola: senza quest’ultimo, non si ha un “campo dei progressisti”, ma un’altra cosa. D’altro canto, il procrastinare sulle regole induce la stessa Sel a flirtare oggi con il Pd, ieri con l’IdV, financo con gli ex compagni Ferrero e Diliberto, aggiungendo munizioni alla campagna elettorale di Renzi oggi, di Berlusconi (o chi per lui) domani.

primarie pd

Ora, tra dieci giorni, l’Assemblea del Pd si riunirà per – tra le altre cose – apportare quella modifica allo Statuto che permetterà la partecipazione alla contesa a Renzi,  Puppato, Gozi e chi altri voglia partecipare. Per avere le regole della competizione invece dovremo aspettare almeno qualche altro giorno.

Tutto ciò alimenta il chiacchiericcio, informato o meno che sia. Il renziano Reggi ha –improvvidamente – parlato di “metodi alla Ceaucescu” a proposito dell’intenzione di introdurre un registro degli elettori. Lo Statuto, però, già all’articolo 1 presenta la figura dell’”elettore” quale elemento costituente del partito, attribuendogli un ruolo specifico, e nel successivo contempli la presenza di un apposito albo.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

L'autore: Giuseppe Colasanto