Centrosinistra a Milano. Bersani chiama Prodi. Per vincere.

Pubblicato il 19 Febbraio 2013 alle 15:17 Autore: Matteo Patané

Il terzo tema ha un nome ed un cognome: Romano Prodi. A sorpresa l’ex Presidente del Consiglio, l’uomo che ha battuto due volte Berlusconi sul campo, torna in piazza, ed è proprio questo, forse, il punto più interessante e pieno di conseguenze.

L’utilizzo della figura di Romano Prodi è forse il punto più emblematico del tipo di campagna elettorale che Pierluigi Bersani ha impostato per tentare di vincere le elezioni politiche, una campagna volta più al recupero dei voti di centrosinistra che alla conquista dell’elettorato moderato.

È innegabile, infatti, che Prodi sia un vero e proprio totem per il popolo ulivista e di sinistra in generale, ma al tempo stesso, proprio per la sua figura di contrapposizione totale con Berlusconi in un tempo in cui il bipolarismo politico si era trasformato in un bipolarimo reale nel Paese, generi vere e proprie reazioni di rigetto nell’elettorato di centrodestra.

Il messaggio è chiaro: Bersani vuole chiamare a raccolta il suo popolo, mantenerlo compatto contro le erosioni da destra (Monti, Grillo) e da sinistra (Ingroia), lasciando che sia l’elettorato moderato invece a dividersi tra i tre o quattro competitor che affollano l’area. Vi è tuttavia un secondo livello, più profondo, nella presenza di Romano Prodi sul palco meneghino, e riguarda la delicatissima successione di Giorgio Napolitano.

Se Prodi è uno sponsor di Bersani, il legame è naturalmente a doppio senso. Tramontata la candidatura naturale di Mario Monti per via del suo impegno diretto nelle elezioni politiche, si rafforza naturalmente l’ipotesi di Prodi come prossimo inquilino del Quirinale in caso di vittoria del centrosinistra nelle votazioni.

Bersani, ormai da mesi, auspica una collaborazione – che i numeri in Parlamento stabiliranno se si tratterà solo di collaborazione piuttosto che di vera e propria alleanza – con il centro montiano. L’inserimento della figura, comunque moderata per quanto storicamente nemica, di Prodi all’interno di questo solco è un importante aiuto al Professore per permettergli di essere accettato e votato dai centristi al momento dell’elezione del nuovo Capo dello Stato.

Ma la presenza di Prodi a Milano ha un terzo significato, dall’impatto simbolico ancora più forte.

Nelle ultime settimane Bersani si è fatto affiancare da Matteo Renzi nella sua campagna elettorale. Al di là del vantaggio in termini di consensi che il grande carisma del sindaco di Firenze può apportare a favore del centrosinistra presso l’elettorato più moderato, sia Renzi sia Bersani hanno ricevuto una reciproca legittimazione da questa collaborazione.

Renzi, mettendosi al servizio del partito malgrado la sconfitta alle primarie, si prefigura come il grande leader del futuro. Bersani si ritrova tra le mani un partito completamente ricomposto dopo i malumori che la marginalizzazione di Renzi poteva aver suscitato. Lo stesso fenomeno è avvenuto questa domenica con Prodi. La presenza del Professore sul palco fa di Bersani l’erede designato di una figura elettoralmente vincente, e con un virtuale passaggio di testimone trasforma la staffetta tra Prodi, Bersani e Renzi quasi in uno stream of consciousness tra passato, presente e futuro, in cui Bersani trova massima legittimazione come leader dell’attuale centrosinistra. Il tutto ad un’unica condizione. Vincere le elezioni.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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