Argomenti sbagliati per tesi giuste. Argomenti giusti per tesi sbagliate

Pubblicato il 7 Giugno 2013 alle 15:33 Autore: Giacomo Bottos
congresso partito democratico

Si trattava di una visione grandiosa, un ritorno della grande politica, posta per un trentennio in una posizione ancillare rispetto alla finanza. E si trattava di una visione che avrebbe permesso di liquidare d’un colpo tanti vizi della sinistra degli ultimi vent’anni: il moralismo, il provincialismo, lo stesso antiberlusconismo.

Ma era una visione che richiedeva moltissimo coraggio e sopratutto un’esatta coscienza diffusa della missione storica a cui si era chiamati. Questo coraggio e questa chiarezza ideale sono mancate. Con il sostegno al governo Monti, che poteva anche essere tatticamente compreso, ma che doveva durare di meno e doveva essere spiegato meglio. Con le primarie che hanno portato a ricadere in falsi dibattiti su un “rinnovamento” di persone ma non di idee. Con una campagna elettorale in cui il nemico è ritornato ad essere il vecchio, logoro Berlusconi. Bisogna scegliersi il proprio nemico. La sinistra aveva la possibilità di scegliersi un grande nemico, un nemico metafisico: il neoliberismo. Si è invece scelta un nemico da operetta.

Questo ci conduce alla sconfitta e all’affermazione di Grillo. Anche qui eravamo di fronte a un segnale, certo. Ma quel segnale si poteva interpretare in due modi. O nel modo più banale, come un voto “contro i partiti”, oppure come un voto contro la crisi, l’austerità e le misure del governo Monti dettate dall’Europa a guida tedesca, per l’affermazione di una diversa idea di Europa. L’idea di coinvolgere Grillo in un governo era l’idea giusta. Ma in questi casi ciò che conta, ancora prima delle alleanze, è il senso politico dell’alleanza. Paradossalmente persino un governo con Berlusconi sarebbe stato positivo se impostato su un programma di contestazione del fiscal compact e dei vincoli europei. Il voto è stato invece interpretato nel modo più semplice, segnando la vittoria di Grillo, prima di tutto sul piano ideologico.

Per questo Marini era la scelta sbagliata: non perchè esponente della “vecchia” politica, ma perchè caldo sostenitore dell’alleanza PD-Monti. E per questo richiamarsi alla fedeltà ad un partito che aveva smarrito la bussola ideale originaria era fuorviante. Il centralismo democratico, in mancanza di un’unità ideale diventa dittatura sulle minoranze.

Ed è per questo che la sinistra è in crisi. Ancora prima di essere in crisi di preferenze, il problema della sinistra è di non sapere chi è. Riscoprirlo è possibile ma richiede un lungo percorso. E richiede di prendere nuovamente sul serio parole come “riflessione”, “teoria”, “pensiero”.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
Tutti gli articoli di Giacomo Bottos →