Fraccaro (M5S): «Pronti a fare luce sugli sprechi di Senato e altri organi»

Pubblicato il 19 Luglio 2013 alle 15:08 Autore: Giorgio Velardi

Stupisce anche il fatto che riguardo la proposta di pubblicare curricula e retribuzioni dei dipendenti le opposizioni siano arrivate da Pd e Sel ma non da Pdl e Scelta Civica. Perché, secondo lei?

«È una circostanza che mi ha colpito molto. Nell’ufficio di presidenza Gregorio Fontana, questore del Pdl, ha affermato che alla luce delle norme anticorruzione vigenti tutte le pubbliche amministrazioni devono pubblicare curriculum vitae e retribuzioni dei dirigenti. Il Parlamento, ha aggiunto Fontana, dovrebbe essere l’organo più trasparente proprio perché legifera ed impone agli altri di seguire determinati precetti. I successivi interventi di esponenti di Pd e Sel hanno negato questa esigenza. Ricordo a tal proposito che Marina Sereni, deputata e vicepresidente del Pd, è a capo del Cap, organo che si occupa della situazione retributiva del personale della Camera. Ciò che noi del M5S non capiamo è a che scopo si debbano nascondere certe cose quando – lo ribadisco – è la Camera stessa a imporre esternamente il rispetto di norme in materia di trasparenza».

Nel capitolo “sprechi” ci sono i 9 milioni per la stampa di atti parlamentari più le erogazioni ad altri enti e, addirittura, un rimborso di 2.500 euro a deputato per l’acquisto di materiali informatici. Visto il delicato momento che il Paese sta attraversando, si tratta di cifre singolari…

«L’ultimo dato che ha citato riguarda quella serie di indennità di cui un deputato gode senza obbligo di rendicontazione. Noi del M5S siamo stati presi in giro perché conservavamo gli scontrini. In realtà, per anni, queste cifre forfettarie sono state uno strumento utile per incassare dei soldi in più. Fin dall’inizio il Movimento ha cercato di portare avanti una politica coerente, vista anche la situazione in cui versa il Paese. Prima di chiedere dei sacrifici agli altri bisogna dare il buon esempio e fare in modo che i privilegi vengano abbattuti».

E poi, particolare curioso, ci sono dipendenti della Camera che sono distaccati presso altre amministrazioni ma che continuano a percepire lauti stipendi. Com’è possibile?

«Questo è un problema non solo interno alla Camera ma tutto italiano, legato molto spesso a clientelismo e connivenze. È un sistema difficile da scardinare. Ciò succede anche per il segretario generale del Quirinale che se non sbaglio – e ribadisco il “se non sbaglio” perché la mancanza di trasparenza obbliga a mettersi sulla difensiva, non avendo documenti ufficiali in mano – percepisce sia la pensione da ex dipendente della Camera che la retribuzione per l’incarico che attualmente ricopre…».

Dopo aver passato al setaccio tutte le cifre, le chiedo cosa propone il M5S per invertire la rotta…

«Primo: taglio dello stipendio dei parlamentari. Secondo: abbiamo chiesto di avere le carte sulla struttura interna della Camera per poter fare un’analisi dei tagli necessari. Terzo: abbiamo chiesto di introdurre a Montecitorio una normativa che preveda un tetto massimo per le retribuzioni, che è poi quello del primo presidente della Corte di Cassazione (320mila euro, ndr) e che oggi viene ampiamente doppiato da alcune figure. Quarto: gli scatti non devono essere automatici ma in base al merito e su ruoli reali di responsabilità. Quinto: abbiamo chiesto la ridefinizione dei giorni di ferie, superiori a quelli a disposizione degli altri dipendenti pubblici. Infine: abbiamo chiesto la temporaneità degli incarichi apicali. In un sistema come il nostro i ruoli amministrativi devono rimanere super partes».

Dalle informazioni a sua disposizione, sa se la stessa indagine verrà compiuta anche dai colleghi del Senato?

«Sì, l’iniziativa sarà replicata anche a Palazzo Madama. Il nostro questore, Laura Bottici, sta portando avanti il nostro stesso lavoro. In più, il suo ruolo le permette di accedere ad altri dati. Non le nascondo che il nostro atteggiamento sta creando una certa ostilità nei nostri confronti da parte dei dipendenti. Era immaginabile, ce ne faremo una ragione».

Vi fermerete solo al Parlamento?

«Assolutamente no. Stiamo indagando anche sugli altri organi istituzionali, come la presidenza della Repubblica e quella del Consiglio. Più i vari ministeri. È una battaglia che avevamo promesso e che reputiamo necessaria perché prima di chiedere altri sacrifici al lavoratore medio dobbiamo esigerli da coloro che da anni godono di certi privilegi».

Giorgio Velardi