Berlusconi torna alla Camera per presentare il ddl presidenzialismo “Renzi accolga nostra proposta”

Pubblicato il 18 Giugno 2014 alle 13:40 Autore: Daniele Errera
silvio berlusconi corte europea

Silvio Berlusconi torna a Montecitorio. In conferenza stampa, però. Non più come deputato. L’ex Cavaliere parla della situazione politica odierna. Più i temi discussi dal leader di Forza Italia: dalle riforme al Capo dello Stato, passando per i poteri del premier.

Berlusconi, anzitutto, parla del suo ‘recente’ passato da parlamentare e soprattutto da premier. Il rapporto da capo del Governo ed il Parlamento non fu dei migliori: “la Camera non mi è assolutamente mancata”, esordisce all’entrata della casa dei deputati. Più volte in passato l’ex premier aveva affermato che la sua figura era quella di cerimoniere e niente più. Vuole un presidente del Consiglio forte, Berlusconi: oggi il premier “non può rimuovere un ministro, e noi l’abbiamo sentita molto su di noi questa possibilità, non ha diritto di sciogliere le Camere in caso di ribaltone”. E ne risentiva il sistema politico che, parlamentare come è stato ideato, non aveva (ed ha, secondo Berlusconi) la solidità necessaria. Oggi, infatti, Forza Italia presenta la proposta di legge sul presidenzialismo. Ecco a cosa serve FI: “siamo qui – afferma il proprietario di Mediaset – per portare avanti una nostra voglia di governabilità, che abbiamo provato non esserci nel Paese con gli attuali assetti”.

foto berlusconi conferenza stampa

Ma per dare stabilità all’azione di governo non possono mancare quelle riforme che cambino gli assetti costituzionali. Berlusconi sostiene come: “non acceleriamo, noi le abbiamo sempre volute”. Poi sulla riforma della Pubblica Amministrazione, Berlusconi parla del sì di Forza Italia: “se noi fossimo stati la sinistra avremmo detto di no a queste riforme, ma noi siamo coerenti e responsabili e quindi pur sapendo prima che qualcuno avrebbe criticato la nostra posizione dicendo ‘non siamo né carne né pesce’, abbiamo detto sì alle riforme per il bene del Paese”. L’ex premier cerca una quadra con Matteo Renzi: “dobbiamo ancora trovare un accordo: il segretario del Pd è disponibile ad un nuovo incontro, ma insiste sul fatto che il nostro capogruppo Romani e la signora Boschi si incontrino per trovare un punto che vada bene a entrambi”. Nonostante la disponibilità, frena sul Senato: “si può ridurre il Senato a un dopolavoro per sindaci in gita turistica a Roma. Noi vogliamo le riforme ma vogliamo buone riforme. Per questo non siamo d’accordo con la proposta di composizione del Senato”.

L’ex premier, poi, passa all’operato dei sui 4 governi: secondo alcuni studi universitari, evidenzia il proprietario del Milan, “il nostro governo è stato il migliore della storia della Repubblica. Siamo riusciti a realizzare più cose noi di quanto sono riusciti a realizzare i governi dal 1948 a quando siamo entrati a palazzo Chigi”. Vuole sottolinearlo Berlusconi, in quanto, predica ai forzisti, “dobbiamo cercare di diffondere i risultati dei nostri governi perché dall’altra parte c’è una specie di damnatio memoriae nei confronti del nostro governo. Si legge sempre: ‘i 20 anni peggiori del governo Berlusconi’ e amenità di questo genere, ma come sapete a forza di ripeterle diventano pubblica opinione, dobbiamo contrapporci alla volontà distruttiva nostro operato”.

Berlusconi e napolitano

Parte, infine, l’attacco a Giorgio Napolitano: “il Capo dello Stato non è espressione della volontà dei cittadini ma viene deciso dopo discussioni, contrasti e compromessi, da due, tre, quattro segretari di partito, chiusi in un stanza e nella maggior parte pure di notte, con le idee quindi non chiarissime”. E continua: “il problema è che oggi il Capo dello Stato non ha una legittimazione popolare. Si è verificata una frattura irrisolta tra la lettera della Costituzione e la pratica quotidiana. Il capo dello Stato oggi è passato al di là della funzione prevista dalla Costituzione – in modo – ormai fisiologico e patologico. La riforma (quella del presidenzialismo, presentata da Forza Italia, ndr) deve avere un perno, e il presidente della Repubblica eletto direttamente a suffragio universale sia questo perno”.

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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