Renzi “elezioni a giugno o accordo col pdl”

Pubblicato il 4 Aprile 2013 alle 13:15 Autore: Alessandro Genovesi

Matteo Renzi rompe gli indugi. Alle dichiarazioni rilasciate ieri fa seguito oggi un’intervista al Corriere della Sera, nella quale il sindaco di Firenze attacca direttamente la strategia di Bersani e del Partito democratico.

Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti. In un momento si vagheggia Berlusconi in manette, in un altro ci si incontra di nascosto con Verdini. Non si può stare così, in mezzo al guado. Io ho tutto l’interesse a votare subito. Ma l’importante è decidersi”. La crisi di governo che al momento si sta rivelando senza sbocco è per Renzi una “perdita di tempo” che sospinge il Paese “sull’orlo della fine”. Soprattutto è stata gestita in modo sbagliato.

Parole precise, che fanno capire come il patto di non belligeranza con il segretario, dopo il voto dello scorso febbraio, è dunque già archiviato. Il sindaco, infatti, sostiene che Bersani si sia fatto “umiliare” nell’ormai famigerato incontro, in diretta streaming, con i due capigruppo del Movimento 5 Stelle , Crimi e Lombardi, accusati di aver manifestato, in quell’occasione, “un’arroganza e una tracotanza che non si vedeva dai tempi della Prima Repubblica.”

Giudizi negativi arrivano anche sui dieci saggi nominati dal Presidente della Repubblica: “Cosa ci possono dire di nuovo Violante e Quagliariello? Non sono certo la soluzione, al più possono essere concausa della crisi. Ora il Pd deve avere un sussulto di orgoglio: via il Senato, via le province, legge elettorale dei sindaci. Una gigantesca operazione di deburocratizzazione, con una grande scommessa sull’online. E un piano per il lavoro, che dia risposte al dolore delle famiglie e alle sofferenze delle imprese.”

Un passaggio molto interessante dell’intervista,  che evidenzia la vera differenza che c’è tra il modo di fare politica di Renzi e quello del gruppo dirigente del Pd, si ha quando il “rottamatore” spiega la ragione della sua presenza ad “Amici”: “Rivendico il diritto e il dovere di parlare ai ragazzi che seguono Amici, che non sono meno italiani dei radical chic che mi criticano. Io voglio cambiare l’Italia mentre una parte della sinistra vuole cambiare gli italiani. Sono due cose diverse.”

Da tutto questo si evince che Renzi è pronto nuovamente a correre, nel caso in cui si tornasse a votare nei prossimi mesi. E questa volta le nuove primarie potrebbero avere un esito radicalmente diverso da quelle dello scorso dicembre. Le timide aperture dei “giovani turchi” nei giorni scorsi, e soprattutto gli assordanti silenzi di Massimo D’Alema e Rosy Bindi, nemici “storici” del sindaco, lasciano intendere che parte del gruppo dirigente sembrerebbe disposto a mollare Bersani e, quantomeno, a non opporsi più in modo frontale alla corsa di Renzi verso la premiership. Non serve, infatti, essere dei politologi per capire che, se si tornasse alle urne, la figura dell’attuale segretario non sarebbe più elettoralmente spendibile e l’unica possibilità di vittoria, per il centrosinistra,  non potrebbe che essere legata a doppio filo al destino politico del sindaco di Firenze.

Alessandro Genovesi

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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