Elezioni Politiche. Analogie col ’94 ed il ruolo di Monti.

Pubblicato il 20 Febbraio 2013 alle 16:22 Autore: Federico De Lucia

Un sistema al collasso, e nuovi attori che si propongono di prenderne il posto. Da una parte lo stesso Monti che, disperato dall’eterno ritorno al passato che caratterizza il panorama circostante, si è lanciato nell’improbo compito di difendere il suo difficile operato. Dall’altra Grillo, magistrale nel rappresentare il disgusto di un popolo che da una parte, non ne può più di disonestà ed incapacità, ma dall’altra si rifiuta però di accettare i sacrifici imposti dalla situazione economica.

Ecco la prima differenza con il 1994: allora Berlusconi mise insieme il centrodestra contro ciò che rimaneva della Prima Repubblica, e vinse, fondando la Seconda. Oggi Monti e Grillo assaltano entrambi la Seconda ma lo fanno da posizioni lontane ed inconciliabili. Qui entra in gioco l’altra differenza rispetto al 1994, rappresentata dal sistema elettorale, che oggi potrebbe svolgere un ruolo inverso rispetto a quello che svolse allora.

In quella occasione fu fondamentale nel permettere a qualcuno di vincere in un contesto a dir poco caotico. Oggi, nella sua variante del Senato, rischia al contrario di impedire a chiunque di vincere. Quel centro al 15%, cha allora rappresentò la cascaggine di un passato in via di dissolvimento, oggi rappresenta forse l’unica forza capace di rendere possibile il governo del Paese.

Se Bersani perderà in due regioni tra Veneto, Lombardia, Campania e Sicilia, governare gli sarà impossibile. A quel punto, qualunque soluzione possibile non potrà non coinvolgere il centro montiano, e non potrà che coinvolgerlo in una posizione di preminenza, vista l’esigenza di mediazione imposta dalla distanza siderale che separa i due poli maggiori.

Gli attori che occupano la posizione centrale dello spettro politico ne sono perfettamente consapevoli e hanno atteso a lungo che lo scenario che oggi viviamo si concretizzasse in questa fisionomia. Casini e Fini hanno aspettato e pregato con tutta la loro forza che Renzi perdesse le primarie e che Berlusconi tornasse in campo ricollocando il PDL a destra. La “salita” in campo di Monti è il frutto di questa coppia di circostanze: è il tentativo di occupare uno spazio politico che altrimenti non si sarebbe aperto.

A questo punto Monti occupa una posizione veramente invidiabile: se Bersani e Vendola vinceranno potrà fare una seria opposizione, puntando a destrutturare il centrodestra e a ricostruirlo in una versione post-berlusconiana. Se Bersani e Vendola non riusciranno ad avere la maggioranza al Senato, sarà lui, sostanzialmente, a decidere con chi governare.

Se riterrà e troverà le condizioni, accetterà di governare con Vendola. Se al contrario, non lo dovesse ritenere, potrebbe proporre una grande coalizione fra le porzioni moderate dei vari schieramenti. E siamo proprio sicuri che, in quel caso, un PD ed un PDL divisi e spaventati da Grillo accettino di tornare al voto, con il medesimo sistema elettorale e con le stesse possibilità di pareggio?

E a quel punto sarà forse più chiaro anche il senso della scelta politica di Monti: siamo proprio sicuri che facendosi eleggere Capo dello Stato Monti avrebbe avuto un ruolo di tale portata? Non sarebbe forse finito, invece, con lo svolgere il ruolo del predicatore di pace nel bel mezzo di un Parlamento ingovernabile ed in perenne stato di guerra?